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COMUNITÀ ENERGETICHE – INDIPENDENZA ENERGETICA E PNRR

GIOVEDÌ 1 GIUGNO 2023 ORE 15,00

FIERA DI ROMA INGRESSO EST, VIALE ALEXANDRE GUSTAVE EIFFEL, ROMA.

SALA CONVEGNI PADIGLIONE 4

COMUNITÀ ENERGETICHEINDIPENDENZA ENERGETICA E PNRR

INGRESSO GRATUITO FINO AD ESAURIMENTO POSTI

PROGETTARE UN IMPIANTO DI ATLETICA LEGGERA: RELAZIONE TRA SPORT, NATURA E ARCHITETTURA, DAL BENESSERE PSICOFISICO ALLE BUONE PRASSI PROGETTUALI
Presa di posizione sul caso DELOITTE

Quanto la richiesta avanzata giorni fa da parte della DELOITTE, di inserire nella Piattaforma banca e cessione del credito un video per ogni asseverazione rilasciata ed in particolare “Un video per singolo SAL”, rappresenti un’offesa nei confronti di intere categorie di professionisti, in quanto segnale evidente di un pregiudiziale sospetto di dolo, un maggior onere per il lavoro del professionista e costituisca una violazione della privacy, abbiamo abbondantemente detto e letto.
Non per questo la “politica” ha avvertito la necessità, forse perché autogiustificatasi per via dell’impegno elettorale, di intervenire per fermare questa pazza giostra di adempimenti non previsti dalla norma che regola la materia, frutto di ingerenze indebite, illegittime e/o arbitrarie e che vedono i tecnici “asseveratori” oggetto di un inaccettabile ricatto determinato dallo “stato di necessità” degli operatori del settore e dei committenti da una parte e dello strapotere dei soggetti erogatori delle somme dall’altra.
E quella della richiesta del video non è né l’unica richiesta della DELOITTE né l’ultima in ordine di tempo (vedasi richiesta di Poste Italiane di creare il ruolo di “Responsabile dei servizi di asseverazione tecnica”), pur nell’imminenza dello scadere del termine del 30 settembre, giustificata, “nell’interesse dell’asseveratore”, “per una maggiore garanzia del suo operato”. Trascurano di rivolgersi a professionisti a cui, di norma, è affidata la sicurezza delle abitazioni dei cittadini e delle infrastrutture, il controllo dell’impiego del denaro pubblico e privato nel corso della realizzazione delle opere.
Nel caso del Superbonus 110%, invece, altri privati, impongono modalità di lavoro non previste all’interno di una norma regolata da leggi emanate dal Parlamento.
Riteniamo che la vicenda del Superbonus 110%, ancor più con le ultime indebite novità introdotte, rappresenti un caso emblematico di come complicare una norma, caricandola di oneri non previsti né per il cittadino né per il professionista che opera al suo servizio.
Sebbene non rappresenti una novità, ma sicuramente ne rappresenta una “vetta” tra le più alte, crediamo che su questo si debba intervenire da parte delle libere professioni: non si può esser certi che quanto oggi viene imposto a tecnici liberi professionisti non coinvolga, in futuro, altre
professioni, o i medesimi all’interno di altre attività professionali storicamente eseguite.

Ma anche la Società nel suo complesso dovrebbe avvertire il disagio di un tale stato di cose: è illusorio, infatti, credere che un indebito appesantimento delle procedure possa essere a costo zero.
Si paga in termini di tempo, unica risorsa non riproducibile, e di denaro per dovere affrontare maggiori oneri e conseguenti costi.
Chiediamo che la semplificazione tanto sbandierata dalla politica, debba essere effettivamente tale e non possa essere cancellata da società private che, sventolando la bandiera della tutela per tutti, impongono operazioni lesive della dignità e della professionalità di tecnici iscritti ad albi/collegi/ordini sotto l’alta vigilanza del Ministero della Giustizia.

03 ottobre 2022


Ala Assoarchitetti, Arch. Bruno Gabbiani;

Antec, Per. Ind. Amos Giardino;

Asso Ingegneri ed Architetti, Arch. Alberto Molinari;

Inarsind, Ing Carmelo Russo;

Bonus 200 euro, a settembre il click-day per i professionisti

Indennità una tantum per chi non ha superato i 35.000 euro di reddito complessivo nel 2021. Sul piatto 95,6 milioni di euro per gli ordinistici

23/08/2022 – A breve professionisti e lavoratori autonomi potranno richiedere l’indennità una tantum di 200 euro introdotta dall’art. 33 del Decreto Aiuti (DL 50/2022 convertito nella Legge 91/2022) quale misura di sostegno al potere d’acquisto conseguente alla crisi energetica e al caro prezzi in corso.

Beneficiari del bonus sono i lavoratori autonomi e i professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell’INPS, nonché i professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza (di cui al DLgs 509/1994 e al DLgs 103/1996) che, nel periodo d’imposta 2021 abbiano percepito un reddito complessivo non superiore a 35.000 euro.

I soggetti interessati dovranno presentare istanza agli enti di previdenza a cui sono iscritti, nei termini, con le modalità e secondo lo schema predisposto dai singoli Enti previdenziali.

Il Decreto che disciplina i criteri e le modalità per la concessione dell’indennità è stato firmato il 10 agosto scorso dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, ed è stato trasmesso al ministero dell’Economia e delle Finanze per il concerto.

Bonus 200 euro, a settembre il click-day

In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, INPS e Casse di previdenza private si stanno accordando per fissare un click-day unico, a settembre.

“La volontà degli enti è quella di coordinarsi per fare un click day unico come già avvenuto per i 600-1.000 euro del reddito di ultima istanza – ha detto la Vice Presidente dell’AdEPP, Tiziana Stallone, al Sole 24 Ore -; abbiamo già una mappatura della possibile platea dei beneficiari”.

La decisione finale sarà presa al rientro dalle ferie, nella sede collegiale dell’Adepp, ma l’orientamento è quello di partire tutti insieme per evitare che eventuali sprint anticipati possano avvantaggiare qualche categoria. La data del click-day cadrà quasi sicuramente a settembre.

Bonus 200 euro, plafond di 600 milioni di euro

La misura è finanziata a valere sulle risorse del Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con una dotazione finanziaria implementata a 600 milioni di euro per l’anno 2022 dal Decreto Aiuti bis (art. 23, DL 115 del 9 agosto 2022).

Per i professionisti ordinistici sono stanziati 95,6 milioni di euro, sufficienti per 478mila domande.

L’indennità sarà corrisposta sulla base dei dati dichiarati dal richiedente e disponibili all’ente erogatore al momento del pagamento ed è soggetta a successiva verifica, anche attraverso le informazioni fornite in forma disaggregata per ogni singola tipologia di redditi dall’amministrazione finanziaria e ogni altra amministrazione pubblica che detenga informazioni utili.

Il beneficio non è compatibile con le misure introdotte dagli articoli 31 e 32 del Decreto Aiuti. Si tratta dell’indennità una tantum per i lavoratori dipendenti e di quella per pensionati e altre categorie di soggetti.

Conferimento della carica di Presidente Onorario

Si é tenuta a Vicenza, presso la sede di Confprofessioni Nord Est, la Cerimonia di conferimento della carica di Presidente Onorario di ANTEC al Per. Ind. Mariano Magnabosco deliberata dal Consiglio Generale e ratificata dall’Assemblea Generale di ANTEC.

Presenti alla cerimonia il Presidente Nazionale ANTEC Amos Giardino, Presidente Onorario, ANTEC Mariano Magnabosco, Presidente Confprofessioni Gaetano Stella.

Presidente nazionale ANTEC Amos Giardino,
Presidente Onorario ANTEC Mariano Magnabosco,
Presidente Confprofessioni Gaetano Stella

Inoltre erano presenti: in qualitá di delegato del Consiglio Nazionale dei Periti Industriali il Consigliere Segretario Antonio Barattin, il Presidente dell’Ordine dei Periti Industriali di Vicenza Manuel Gasparotto, il Direttore di FondoProfessioni Franco Valente, il Presidente di Confprofessioni Veneto Roberto Sartore e i delegati di ANTEC in Confprofessioni Veneto Mirko Negretto e Alessandro Capuzzo.

Aggiornamenti cessione dei crediti

Ieri 27 luglio 2022, l’Aula della Camera ha concluso l’esame, in prima lettura, del DL SEMPLIFICAZIONI FISCALI – “Conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, recante misure urgenti in materia di semplificazioni fiscali e di rilascio del nulla osta al lavoro, Tesoreria dello Stato e ulteriori disposizioni finanziarie e sociali” – AC 3653. Nel corso dell’esame in Aula sono stati presentati una serie di emendamenti dalle Commissioni riunite Bilancio e Finanze frutto dell’accordo politico tra i Gruppi parlamentati. Fascicolo emendamenti Aula.

I relatori sono per la Commissione Bilancio On. Bitonci (Lega), per la Commissione Finanze: Fragomeli (PD). Testo. Dossier. Il testo ora passa al Senato, per la seconda lettura. Ricordo che il provvedimento deve essere convertito in legge entro il 20 agosto 2022.

Nello specifico con riferimento al tema del Superbonus e alla cessione dei crediti è stato approvato all’unanimità l’emendamento 40.0502  delle Commissioni, condiviso da tutte le forze politiche che abroga il limite temporale della data del 1° maggio 2022 alle cessioni a tutte le partite Iva dei crediti d’imposta e in particolare dei bonus edilizi. Infatti il DL Aiuti, in fase di conversione, aveva aperto le cessioni dei bonus a imprese e professionisti, ma aveva lasciato immutato il riferimento alle cessioni dei crediti e degli sconti in fattura all’Agenzia delle entrate dal 1° maggio 2022 in poi. Da ciò è derivato che i professionisti e le imprese hanno continuato ad avere i crediti ante maggio 2022 ancora incagliati  nei cassetti fiscali e, di fatto, inutilizzabili ai fini di una loro possibile monetizzazione.

Di seguito riporto il testo dell’emendamento 40.0502 approvato:

Dopo l’articolo 40, inserire il seguente:

Art. 40-bis.
(Modifiche alla disciplina dei crediti d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e di gas naturale e della cessione del credito d’imposta o dello sconto in fattura)

  1. Al fine di semplificare l’erogazione dei contributi straordinari, sotto forma di credito d’imposta, spettanti ai sensi dell’articolo 2, commi 1, 2 e 3, del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, nonché al fine di consentire la corretta applicazione delle disposizioni relative alle comunicazioni della prima cessione o dello sconto in fattura, il comma 3-ter dell’articolo 2 e il comma 3 dell’articolo 57 del medesimo decreto-legge n. 50 del 2022 sono abrogati.

40.0502. Le Commissioni.

(Approvato)

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Segnalo, infine, che ieri il Presidente Stella nel corso dell’incontro tra il Premier Mario Draghi e le parti sociali ha ribadito la necessità e l’urgenza di «sbloccare subito la cessione dei crediti» relativi al Superbonus e agli altri bonus edilizi. Di seguito la parte del Comunicato di Confprofessioni sul Superbonus 110%:

«Il Governo sta lavorando anche per sbloccare il meccanismo di cessione dei crediti collegati al Superbonus 110% e agli altri bonus edilizi», ha riferito Stella. «Una misura attesa da migliaia di imprese e professionisti che si trovano in gravissima difficoltà, e rischiano di fallire, a causa delle continue modifiche normative. I correttivi del primo decreto Aiuti non hanno risolto il problema, determinando una sorta di lockdown economico del settore edile, che ha pesanti ripercussioni anche sui liberi professionisti impegnati nelle asseverazioni di congruità tecnica ed economica e nelle cessioni dei loro crediti».

NUOVI ADEMPIMENTI FISCALI DAL 1 LUGLIO 2022 OBBLIGO DELLA FATTURAZIONE ELETTRONICA

WEBINAR GRATUITO

BONUS CARBURANTE, STELLA (CONFPROFESSIONI): «BENE L’ESTENSIONE AGLI STUDI PROFESSIONALI»

Le Commissioni riunite Finanze e Industria del Senato hanno approvato l’emendamento proposto da Confprofessioni per includere senza ambiguità gli studi professionali e i loro dipendenti tra i beneficiari del bonus di 200 euro disposto dal Governo per far fronte all’aumento del prezzo del carburante.

«Grazie all’emendamento proposto da Confprofessioni, anche gli studi professionali e i loro dipendenti potranno usufruire del “bonus carburante”». Gaetano Stella, Presidente di Confprofessioni, saluta con soddisfazione l’approvazione da parte delle Commissioni riunite Finanze e Industria del Senato dell’emendamento, condiviso e sostenuto da numerose forze politiche – tra gli altri Roberta Toffanin (Forza Italia) e Andrea De Bertoldi (Fratelli d’Italia) -,  che consente a tutti i “datori di lavoro privati”, e non solo alle “aziende private”, di assegnare ai propri dipendenti il “bonus carburante” del Governo fino a un massimo di 200 euro in buoni benzina. Di conseguenza, ora anche gli studi dei professionisti rientrano senza ambiguità nel campo di applicazione della misura.

La proposta emendativa di Confprofessioni che è stata approvata scioglie ogni possibile dubbio sul campo di applicazione del decreto, assicurando così che anche i titolari degli studi professionali, i loro dipendenti e i collaboratori, già economicamente colpiti dalla crisi pandemica e dalla crisi energetica, possano avvalersi e beneficiare del bonus disposto dal Governo per fare fronte all’aumento del prezzo del carburante.

Superbonus e unifamiliari, la detrazione sarà prorogata

Impegno ufficiale del Governo nella risoluzione di maggioranza approvata contestualmente al DEF. Nel Decreto Energia ok alla quarta cessione del credito

Prorogare il Superbonus per le unifamiliari e consentire la cessione del credito anche a favore di enti diversi da banche e assicurazioni.

Sono i contenuti della risoluzione di maggioranza, approvata ieri in Senato, contestualmente al Documento di Economia e Finanza (DEF), con 230 voti favorevoli, 18 contrari e 19 astensioni.

La risoluzione impegna il Governo a valutare anche uno scostamento di bilancio per finanziare la proroga e l’allentamento dei vincoli attualmente previsti per il Superbonus.

Superbonus e unifamiliari, si va verso la proroga

Attualmente, per usufruire del Superbonus fino al 31 dicembre 2022, è necessario provare la realizzazione del 30% dei lavori entro il 30 giugno 2022.

Questo termine sarà prorogato di qualche mese. 

Cessione del credito, allentamento dei vincoli

La risoluzione approvata impegna il Governo anche a valutare la possibilità di cessione dei crediti del decreto rilancio a soggetti diversi da banche, istituti finanziari e assicurazioni consentendo la cessione non solo ad esaurimento del numero delle possibili cessioni attualmente previste, ma anche prima.

Sull’argomento bisogna fare delle precisazioni. Sempre nella giornata di ieri, il ministero dell’Economia e delle Finanze, chiamato a rispondere ad un’interrogazione posta alla Camera dall’on. M5S Giovanni Currò, ha spiegato che la cessione dei crediti può essere disposta anche a favore di SGR, SIM, SICAV e SICAF, in quanto appartenenti a gruppi bancari. Non si tratta di un ampliamento dei soggetti cui è possibile cedere il credito corrispondente alla detrazione, ma di un chiarimento ai dubbi che sorgono continuamente sulla normativa che regola i bonus edilizi.

Le modifiche, o quantomeno un’interpretazione estensiva sulle modalità di cessione del credito, potrebbero arrivare col decreto che il Governo dovrebbe varare entro la prossima settimana, in cui troveranno spazio una serie di misure per dare respiro alle imprese, tra cui la proroga e la modifica delle regole sul Superbonus e sugli altri bonus edilizi.

Quarta cessione approvata con il Decreto Energia

Per completare il quadro dei bonus edilizi, bisogna considerare che oggi il Senato ha approvato in via definitiva la legge di conversione del Decreto “Energia” (DL 17/2022). La legge introduce la quarta cessione del credito. Dal primo maggio, le banche potranno operare una quarta cessione del credito, ma solo a favore dei soggetti con cui abbiano stipulato un contratto di conto corrente.

Il Servizio Bilancio del Senato ha messo in guardia dai rischi che potrebbero derivare dalla quarta cessione “libera”.

Dati i tempi ristretti per l’approvazione della legge, il monito del Servizio Bilancio non è stato preso in considerazione e la quarta cessione ha ottenuto il via libera.

Ma con il decreto in arrivo, il panorama delle detrazioni potrebbe ulteriormente cambiare.

presentazione del progetto Distretto X – Il tempo di un caffè

progetto promosso dal Comune di Milano con il patrocinio di ANTEC

martedì 3 maggio alle 18:00 presso la Sala Fontana del Museo del Novecento piazza Duomo 8 Milano

“Al Tempo di un Caffè” è la nuova proposta progettuale di  Distretto X, arrivato alla sua terza edizione, che ha portato i professionisti milanesi nei musei vicini a Piazza del Duomo.

Un invito a uscire dallo stress e dalla frenesia della quotidianità per scoprire i capolavori conservati nelle collezioni milanesi. 

Progetto

Auguri di Buona Pasqua

Webminar Confprofessioni Sardegna

Vaucher di conciliazione Regione Sardegna

Mercoledí 13 aprile ore 15

Segui il webminar in diretta sulla piattaforma BeProf

L’evento può essere seguito anche in diretta streaming sulla pagina di Confprofessioni Regione Sardegna

Novità fiscali e legge di Bilancio 2022: la circolare del Fisco

Novità fiscali e legge di Bilancio 2022: la circolare del Fisco

La nuova circolare entra nel merito delle novità fiscali che riguardano:

  • la proroga dell’esenzione ai fini IRPEF dei redditi agrari e dominicali;
  • la proroga delle detrazioni per interventi di efficientamento energetico, di ristrutturazione edilizia e del bonus mobili;
  • la proroga del bonus verde;
  • la proroga del bonus facciate;
  • il bonus affitto per i giovani;
  • le agevolazioni per lo sviluppo dello sport;
  • la proroga delle agevolazioni fiscali per eventi sismici;
  • le società di capitali svolgenti attività di locazione immobiliare in via prevalente non quotate;
  • l’estensione a ricercatori e docenti della possibilità di optare per l’applicazione delle agevolazioni fiscali per il “rientro dei cervelli”;
  • gli enti sportivi operanti nella Provincia autonoma di Bolzano;
  • il limite crediti compensabili.

Ecobonus

Relativamente ai bonus di cui all’art. 14 (ecobonus) e 16 (bonus casa e bonus mobili) del D.L. n. 63/2013, l’Agenzia delle Entrate rileva la proroga al 31 dicembre 2024. Con particolare riferimento agli interventi di riqualificazione energetica, sarà possibile utilizzare:

– la detrazione del 65% per le spese sostenute per gli interventi:

  • di cui al comma 1 dell’articolo 14, ovvero delle spese sostenute per:
    • la riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento;
    • la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione e contestuale messa a punto del sistema di distribuzione;
    • la realizzazione di interventi su edifici esistenti, parti di edifici esistenti o unità immobiliari, riguardanti strutture opache verticali, strutture opache orizzontali (coperture e pavimenti), finestre comprensive di infissi;
    • l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda per usi domestici o industriali e per la copertura del fabbisogno di acqua calda in piscine, strutture sportive, case di ricovero e cura, istituti scolastici e università;
    • la sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria;
  • di cui al comma 2, lettere a), b) e b-bis), dell’articolo 14, ovvero delle spese sostenute per l’acquisto e la posa in opera delle schermature solari, nonché per l’acquisto e la posa in opera di microcogeneratori in sostituzione di impianti esistenti;

– la detrazione del 70 o del 75% per le spese sostenute per gli interventi di cui al comma 2-quater del citato articolo 14, effettuati sulle parti comuni degli edifici condominiali (“Per le spese sostenute dal 1º gennaio 2017 al 31 dicembre 2024 per interventi di riqualificazione energetica di parti comuni degli edifici condominiali, che interessino l’involucro dell’edificio con un’incidenza superiore al 25 per cento della superficie disperdente lorda dell’edificio medesimo, la detrazione di cui al comma 1 spetta nella misura del 70 per cento. La medesima detrazione spetta, nella misura del 75 per cento, per le spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica relativi alle parti comuni di edifici condominiali finalizzati a migliorare la prestazione energetica invernale ed estiva e che conseguano almeno la qualità media di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 26 giugno 2015, pubblicato nel supplemento ordinario n. 39 alla Gazzetta Ufficiale n. 162 del 15 luglio 2015. Le detrazioni di cui al presente comma sono calcolate su un ammontare complessivo delle spese non superiore a euro 40.000 moltiplicato per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio“).

Il Fisco ricorda che la predetta agevolazione è:

– ridotta al 50% per le spese, sostenute dal 1° gennaio 2018, relative agli interventi di:

  • acquisto e posa in opera di finestre comprensive di infissi;
  • acquisto e posa in opera di schermature solari;
  • sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione con efficienza almeno pari alla classe A di prodotto prevista dal regolamento delegato (UE) n. 811/2013 della Commissione, del 18 febbraio 2013;

– si applica nella misura del 65% per gli interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione, di efficienza almeno pari alla classe A di prodotto prevista dal citato regolamento delegato (UE) n. 811/2013, e contestuale installazione di sistemi di termoregolazione evoluti, appartenenti alle classi V, VI oppure VIII della comunicazione 2014/C 207/02 della Commissione, o con impianti dotati di apparecchi ibridi, costituiti da pompa di calore integrata con caldaia a condensazione, assemblati in fabbrica ed espressamente concepiti dal fabbricante per funzionare in abbinamento tra loro, o per le spese sostenute per l’acquisto e la posa in opera di generatori d’aria calda a condensazione.

Fino al 31 dicembre 2024 sarà possibile avvalersi delle detrazioni per interventi di efficienza energetica nella misura del 50%, relativi all’acquisto e alla posa in opera di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili, fino a un valore massimo della detrazione di 30.000 euro (limite di spesa 60.000 euro).

Bonus casa, sismabonus e bonus mobili

Proroga al 2024 anche per i bonus di cui all’art. 16 del D.L. n. 63/2013 ovvero il bonus ristrutturazione edilizia del 50%, il sismabonus con aliquota maggiorata e il bonus per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici destinati ad arredare un immobile oggetto di interventi di recupero del patrimonio edilizio.

Per quest’ultimo, il Fisco ricorda che il bonus è da ripartire tra gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo, nella misura del 50% delle spese sostenute ed è calcolato su un ammontare complessivo non superiore a 10.000 euro per l’anno 2022 e a 5.000 euro per gli anni 2023 e 2024 (il limite di spesa previsto fino al 31 dicembre 2021 era di 16.000 euro). La detrazione spetta a condizione che gli interventi di recupero del patrimonio edilizio siano iniziati a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello dell’acquisto dei mobili e dei grandi elettrodomestici. Qualora gli interventi di recupero del patrimonio edilizio siano effettuati nell’anno precedente a quello dell’acquisto, ovvero siano iniziati nell’anno precedente a quello dell’acquisto e proseguiti in detto anno, il limite di spesa per l’acquisto dei mobili e degli elettrodomestici è considerato al netto delle spese sostenute nell’anno precedente per le quali si è fruito della detrazione.

In altri termini:

  • per gli acquisti effettuati nel 2021, è necessario che i lavori siano iniziati a partire dal 1° gennaio 2020, mentre, se i lavori sono iniziati nel 2019, la detrazione non spetta;
  • per gli acquisti effettuati nel 2022, è necessario che i lavori siano iniziati a partire dal 1° gennaio 2021, mentre, se i lavori sono iniziati nel 2020, la detrazione non spetta.

Inoltre, se con riferimento a un intervento edilizio iniziato nel 2021 sono già stati acquistati nello stesso anno mobili per 7.000 euro, per i quali si fruirà della detrazione, sugli acquisti che si effettueranno nel 2022 si potrà beneficiare di una detrazione calcolata sull’importo massimo di 3.000 euro (10.000 – 7.000). Per gli acquisti effettuati nel 2022, invece, non spetterà alcuna detrazione se nel 2021 sono già stati acquistati mobili ed elettrodomestici per un importo pari o superiore ai 10.000 euro.

Bonus verde

Proroga al 2024 per il bonus verde di cui all’articolo 1, comma 12, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio 2018). Si tratta di una detrazione pari al 36 per cento delle spese documentate e sostenute per la “sistemazione a verde” di aree scoperte private di edifici esistenti, comprese le pertinenze, recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione di pozzi, nonché per la realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili. L’agevolazione in parola consiste in una detrazione, dall’imposta lorda, del 36 per cento delle spese sostenute, nel limite di spesa di 5.000 euro annui per unità immobiliare residenziale e, pertanto, non superiore a 1.800 euro.

La detrazione spetta anche per le spese sostenute per interventi effettuati sulle parti comuni esterne degli edifici condominiali, entro il medesimo importo massimo complessivo di 5.000 euro per unità immobiliare ad uso abitativo. In tale ipotesi, la detrazione spetta al singolo condomino nel limite della quota a lui imputabile a condizione che essa sia stata effettivamente versata al condominio entro i termini di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Tra le spese che danno diritto alla detrazione sono comprese quelle di progettazione e manutenzione connesse all’esecuzione degli interventi ivi indicati.

La detrazione non spetta per le spese sostenute per:

  • la manutenzione ordinaria periodica dei giardini preesistenti non connessa ad un intervento innovativo o modificativo nei termini sopra indicati;
  • i lavori in economia; tale circostanza non esclude, tuttavia, che il contribuente possa rivolgersi a fornitori diversi per l’acquisto degli alberi, piante, arbusti, cespugli, specie vegetali e per la realizzazione dell’intervento, fermo restando che l’agevolazione spetta a condizione, come detto, che l’intervento di riqualificazione dell’area verde sia complessivo e ricomprenda anche le prestazioni necessarie alla sua realizzazione.

La detrazione è ripartita in dieci quote annuali di pari importo nell’anno di sostenimento delle spese e in quelli successivi.

Bonus facciate

Proroga per tutto il 2022 per il bonus facciate di cui all’articolo 1, comma 219, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020), che viene ridotto dal 90% al 60%.

WEBMINAR L’impatto sui professionisti delle recenti novità legislative: dalla riforma in materia di IRPEF alle restrizioni in materia di Superbonus


Superbonus e facciate: i benefici raddoppiano se le spese restano distinte

Il Sole 24 Ore Economia e Fisco venerdì 18 febbraio 2022

Per le spese sostenute che «eccedono il costo massimo unitario e la spesa massima ammissibile» al superbonus non è possibile fruire di altra agevolazione (circolare 22 dicembre 2020, n. 30/E, risposta 4.4.7 e Faq A06.7 del Governo).

Capita spesso che in una villetta con il super ecobonus dell’isolamento termico si superino i limiti di 50mila euro. Ci si chiede, quindi, se sia possibile beneficiare del super ecobonus per isolamento termico di due lati della villetta, sfruttando tutti i 50mila euro, e contemporaneamente beneficiare del bonus facciate per gli altri due lati, prestando attenzione, in quest’ ultimo
caso, solo ai limiti di congruità dei «costi massimi specifici». La limitazione relativa a questi «costi massimi specifici» è chiara, in quanto si tratta di limiti di spesa per singolo metro quadro e ciò vale sia per il super ecobonus sull’ isolamento termico che per il bonus facciate.

Ecobonus e bonus casa

In relazione alla possibilità di cumulare il superbonus con altre agevolazioni fiscali, l’ Agenzia ha chiarito che: gli interventi ammessi al super bonus possono astrattamente rientrare anche tra quelli agevolati con l’ecobonus o il bonus casa, ma il contribuente può avvalersi, «per le medesime spese, di una sola di tali agevolazioni», rispettando i relativi adempimenti; se nello stesso immobile vengono effettuati più interventi riconducibili a diverse fattispecie agevolabili, il limite massimo di spesa ammesso alle corrispondenti detrazioni è costituito alla somma degli importi previsti per ciascuno degli interventi realizzati, ma per evitare di fruire di più detrazioni a fronte delle medesime spese, è necessario contabilizzare «distintamente» le spese riferite ai diversi interventi (circolare dell’ 8 agosto 2020, n. 24/E, paragrafo 6).

Sisma bonus e bonus facciate

Questo principio è stato confermato anche nella risposta 9 novembre 2020, n. 538, con riferimento al super sisma bonus e al bonus facciate, dove, oltre a confermare l’ importante principio di
attrazione del bonus facciate al super sisma bonus del 110% (in caso di «completamento dell’ intervento di riduzione del rischio sismico nel suo complesso») con aumento dal 60-90% al 110% del bonus, è stato detto che, nella «diversa ipotesi in cui gli interventi sulla facciata siano autonomi e non di completamento» dell’ intervento antisismico, è possibile fruire, per le relative spese, del bonus facciate. L’ agenzia ha anche detto che «l’ adeguata dimostrazione dell’ autonomia degli interventi» (sisma e facciate) è onere del contribuente. L’ aver ricordato, poi, anche in questo caso, della contabilizzazione distinta tra i due interventi, sembra confermare la non necessità di due distinte Scia o Cilas, consentendo quindi che i lavori dei due interventi vengano effettuati anche contemporaneamente.

Ecobonus e bonus facciate

Anche relativamente al bonus facciate e al super ecobonus, l’ agenzia delle Entrate ha chiarito, informalmente, che, «fatta salva l’ impossibilità di fruire di più agevolazioni sulle medesime
spese, se sono realizzati interventi sulle facciate dell’ edificio, è possibile, in linea di principio, fruire sia del Superbonus che del bonus facciate, a condizione che siano distintamente contabilizzate le spese riferite ai diversi interventi e siano rispettati gli adempimenti specificamente previsti in relazione a ciascuna detrazione».

Superbonus, arrivano le sanzioni penali

Un decreto ad hoc per correggere le norme sul Superbonus e alleggerire la stretta che oggi consente un solo passaggio per i crediti d’ imposta.

Il provvedimento conterrà anche una nuova stretta penale, prevedendo una nuova fattispecie che colpirà i professionisti che firmano asseverazioni false dei lavori, oltre a un inasprimento delle pene per chiunque frodi il fisco, o tenti di frodarlo, nella cessione dei bonus. Non sarà però, questa l’ unica novità.
I passaggi di mano dei crediti potranno essere in tutto tre.
Uno verso le imprese e due verso gli istituti vigilati dalla Banca d’ Italia, anche all’ interno dello stesso gruppo. Ci sarà anche un bollino che dovrà certificare la bontà del credito. Si tratta di un codice numerico che sarà attribuito dall’Agenzia delle Entrate e seguirà il credito (che dunque non potrà più essere frazionato) per sempre. Inoltre, una norma per sospendere il rimborso dei crediti sequestrati che così potranno essere ripresentati all’ incasso una volta liberati dai magistrati.

RIPARTONO POSTE E CDP

Ieri, come ha spiegato il sottosegretario all’ Economia, Maria Cecilia Guerra, rispondendo a un’ interrogazione presentata dal Movimento 5Stelle a prima firma Fenu, le misure dovrebbero consentire a Poste e Cdp di riattivare le loro piattaforme di cessione dei crediti. Ieri Poste ha depositato in Commissione bilancio del Senato una sua memoria, nella quale sottolinea la correttezza del proprio comportamento, dimostrato dalle oltre 1.000 segnalazioni all’ antiriciclaggio e delle 77mila domande rifiutate su 289mila.
Poste ha anche rivelato di essere destinataria di circa il 10% dei 2,3 miliardi sequestri resi noti dalla Guardia di finanza (dunque circa 230 milioni), che si traduce in una percentuale di sequestrato del 3% di quanto acquistato (che dunque sfiorerebbe gli 8 miliardi rispetto ai 4 miliardi comunicati fino a oggi). La società, nel suo documento, ha anche ricordato come in tutte le inchieste delle procure Poste Italiane non sia mai accusata di alcuna condotta scorretta o negligente.

Superbonus 110% nel decreto bollette

ANSA: Scatteranno velocemente le novità che il governo introdurrà per far ripartire, in sicurezza, i lavori collegati al Superbonus.

Le norme, secondo quanto si apprende saranno inserite nel prossimo decreto sulle Bollette che il governo porterà nel Consiglio dei Ministri che potrebbe tenersi o giovedì o venerdì prossimo.

Nelle norme, oltre al codice identificativo, una sorta di bollino, che accompagnerà le operazioni di cessioni del credito, è anche previsto un limite massimo di tre cessioni del credito se queste operazioni avvengono all’interno del sistema bancario. 

Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha intanto firmato il decreto che fissa i tetti massimi per gli interventi del Superbonus 110%. I massimali aggiornano quelli già vigenti per l’Ecobonus, aumentandoli almeno del 20% in considerazione del maggior costo delle materie prime e dell’inflazione. “Con questo decreto – commenta il ministro – si completa l’operazione che sta portando avanti il Governo ponendo un freno all’eccessiva lievitazione dei costi e riportando il Superbonus a un esercizio ragionevole che tuteli lo Stato e i cittadini venendo incontro alle esigenze del settore e dell’efficientamento energetico”.

SUPERBONUS, CONFPROFESSIONI: RISCHIO LOCKDOWN PER L’EDILIZIA.

Le proposte del tavolo tecnico della Confederazione sul decreto Sostegni ter arrivano in Commissione Bilancio del Senato: operatori qualificati, cessione del credito illimitata solo per banche ed intermediari finanziari, rigidi controlli dell’Amministrazione finanziaria e sanzioni a tutta la filiera per evitare il blocco dei cantieri. Potenziare l’attività di controllo dell’Agenzia delle Entrate con l’introduzione di un codice identificativo di ogni operazione di cessione  

Milano, 14 febbraio 2022. Lo stop alle cessioni multiple del Superbonus anche nei confronti di banche e intermediari finanziari rischia di causare un «lockdown del settore edile» e di stroncare sul nascere una fase di ripresa economica appena iniziata. Per contrastare le frodi, che finora hanno occultato al Fisco 4,4 miliardi di euro, servono operatori cessionari qualificati; un rigido controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate; opportune sanzioni non solo in capo al cittadino ma a tutta la filiera coinvolta e l’estensione del visto di conformità e dell’asseverazione di congruità delle spese effettuata dai professionisti a tutte le tipologie di bonus edilizio, introdotta dal decreto Antifrodi. 

Sono queste alcune delle indicazioni prospettate da Confprofessioni oggi in Commissione Bilancio del Senato, dove sono in corso le audizioni sul decreto Sostegni-Ter, che sottolineano la “schizofrenia” che accompagna il Superbonus 110% e gli altri bonus edilizi modificati in corsa per l’undicesima volta nell’arco di 20 mesi, da quando è entrato in vigore il decreto Rilancio, ritoccato con la legge di Bilancio che ha recepito il decreto Antifrodi.

Pur condividendo l’obiettivo del legislatore di porre un freno alle frodi sui crediti d’imposta fittizi, Confprofessioni solleva forti perplessità sul divieto di cessione multipla dei crediti d’imposta derivati da lavori di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza degli edifici. Un intervento che avrebbe pesanti ripercussioni sull’intero sistema economico italiano, senza peraltro incidere efficacemente su possibili fenomeni di riciclaggio. «Il vero rimedio al contrasto alle frodi non risiede nella limitazione delle cessioni ma nella individuazione della qualità degli operatori cessionari, fin dalla prima cessione», ha affermato il notaio Claudia Alessandrelli, vicepresidente di Confprofessioni, davanti alla Commissione Bilancio del Senato.

Inoltre, a parere del tavolo tecnico di Confprofessioni, coordinato dal notaio Claudia Alessandrelli  e costituito da ingegneri, architetti, commercialisti, consulenti del lavoro, istituito allo scopo di monitorare il Superbonus 110% e tutti i bonus edilizi, «lo strumento più importante e imprescindibile per contrastare le frodi coinvolge l’attività di controllo dell’Agenzia delle Entrate e a tale proposito – sottolinea Confprofessioni –  potrebbe essere utile l’introduzione di un codice identificativo di ogni operazione di cessione, in modo da risalire al primo titolare del credito ed alla documentazione comprovante i lavori».

Dal tavolo tecnico di Confprofessioni emerge anche la proposta di consentire la cessione plurima dei crediti esclusivamente tra soggetti qualificati come banche, intermediari finanziari, società di cartolarizzazione o imprese di assicurazione, che sono sottoposti a vigilanza e agli obblighi della normativa antiriciclaggio, eliminando tutti quei soggetti “non puntualmente identificati”, per lo più nullatenenti o imprese neo costituite, che sino a questo momento, attraverso la catena infinita di cessioni di crediti, ha consentito la schermatura delle operazioni fraudolente. 

CCNL STUDI PROFESSIONALI, RIPARTE LA TRATTATIVA

Le parti sociali si sono riunite oggi a Roma per riprendere il confronto interrotto dalla pandemia. Stella (Confprofessioni): «Nuovo impulso a un settore economico in difficoltà che conta oltre 1 milione di lavoratori». Rafforzare le tutele di welfare e aggiornare la normativa contrattuale i primi obiettivi

Roma, 9 febbraio 2022. Dopo due anni di pandemia, riparte la trattativa per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale degli studi professionali, scaduto nel 2018, che coinvolge oltre 1 milione di lavoratori. Le parti sociali si sono infatti riunite il 9 febbraio a Roma presso la sede di Confprofessioni per riprendere il confronto interrotto a causa dell’emergenza Covid-19. Intorno al tavolo, per Confprofessioni, parte datoriale, sono presenti il presidente confederale, Gaetano Stella, Marco Natali e Andrea Parlagreco; mentre le controparti sindacali sono rappresentate da Danilo Lelli e Michele Carpinetti della Filcams-Cgil; Dario Campeotto e Aurora Blanca per la Fisascat Cisl e Gabriele Fiorino della Uiltucs.
 
«Dobbiamo dare nuovo impulso a un settore economico che sta lentamente riemergendo dopo lo choc pandemico. La trattativa per il rinnovo del Ccnl degli studi professionali deve necessariamente tener conto delle evidenti difficoltà degli studi professionali durante la pandemia e di una ripresa economica ancora incerta», commenta il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. «L’obiettivo delle parti sociali è quello di rafforzare le tutele di welfare e aggiornare la normativa contrattuale anche alla luce delle recenti novità in materia di lavoro e, in particolare, della disciplina sullo smart working partendo dal Protocollo nazionale sul lavoro agile, sottoscritto lo scorso dicembre dalle parti sociali con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando».

Superbonus 110: il governo fa marcia indietro dopo le proteste.

Superbonus 110% e altri bonus edilizi: si va verso un nuovo aggiornamento delle regole.

Anche in seguito alle polemiche sollevate dalle associazioni di categoria dopo la stretta riguardante le cosiddette cessioni di credito elaborata dal governo per porre un freno al rischio di truffe nelle richieste di agevolazioni fiscali nel settore, il governo ha deciso di innestare una parziale marcia indietro.

Cosa cambia

L’intenzione è modificare il decreto legge Sostegni ter, nella parte riguardante l’edilizia, togliendo limiti alle cessioni di crediti maturati dalle aziende costruttrici con i bonus, oggi ridotte a un unico “passaggio di mano” .

Le cessioni, però, dovranno avvenire tra istituti vigilati dalla Banca d’Italia, e all’interno di entità – banche e intermiediari – appartenenti ad uno stesso gruppo.

Sul fronte delle cifre già sequestrate dalle diverse procure italiane in seguito a verifiche su cessioni di credito “sospette” – una somma che si aggira, per ora, sui due miliardi di euro, ai quali se ne potrrebbero aggiungere presto altri due – l’esecutivo starebbe pensando di allungare i tempi di utilizzo dei crediti dissequestrati.

Quando cambierà

Il governo ha fatto sapere di essere al lavoro per “correzioni mirate”, anche dopo che le imprese sono scese in piazza a Roma per protestare contro un giro di vite che, a detta dei costruttori, rischia di paralizzare il settore dell’edilizia, con conseguenti perdite di posti di lavoro e fermo dei cantieri. 

Le modifiche dovrebbero essere varate dal consiglio dei ministri già la prossima settimana ed essere inserite nel decreto Energia o nel Milleproroghe. 

Gli allarmi di politica e aziende

Fra le voci che si erano levate per chiedere i cambiamenti al comparto bonus edilizi c’era stata quella del ministro Stefano Patuanelli (Movimento 5 Stelle). “Le modifiche degli ultimi due decreti al meccanismo della cessione dei crediti che maturano a seguito degli interventi edilizi, predisposte con il nobile obiettivo di evitare le truffe – aveva detto il titolare della delega all’Agricoltura – di fatto hanno bloccato completamente migliaia di interventi, rischiando di far fallire le imprese oneste e di danneggiare migliaia di famiglie”, spiega Patuanelli. «Come Governo dobbiamo prenderne atto e intervenire immediatamente con un decreto correttivo”.

La limitazione della cessione del credito introdotta dal dl Sostegni ter, ha già avuto degli effetti. Le imprese sono in allarme perché i cantieri avviati per il Superbonus, avvertono tecnici, fornitori e imprese coordinati da Class Action Nazionale dell’Edilizia, si stanno già bloccando, le banche non stanno accettando i crediti e le aziende non hanno più liquidità. 

L’appello a cambiare la norma è arrivato anche dall’Ance, l’associazione dei costruttori. “Il governo dovrebbe ripensare rapidamente a questa situazione, perché la situazione che si è creata è insostenibile – ha affermato Gabriele Buia, presidente di Ance – Si sta già verificando uno stop degli interventi e una mancata crescita”. La proposta di impiegare la Banca d’Italia come garante sulle cessioni dei crediti è arrivata proprio da Ance.

I dati sui sequestri

Di certo l’allarme truffe, a fronte del quale il governo aveva motivato la sua stretta, resta sul piatto. La possibilità di cessioni multiple di crediti avrebbe portato a una serie di indagini per ipotetici raggiri ai danni dell’erario.

Negli ultimi mesi sono stati effettuati sequestri in tutta Italia per una cifra pari a due miliardi di euro. A cui potrebbero aggiungersi presto, una volta terminati accertamenti e conteggi, altri due miliardi. E’, questa, l’altra faccia di una medaglia che racconta del rafforzamento del settore edilizio, seguita ai provvedimenti promossi per combattere la “crisi da pandemia”. Dall’avvio del superbonus e delle altre misure, infatti, sono stati realizzati lavori per 35 miliardi di euro. Sono state avviate un totale di 5 milioni di interventi e relative pratiche.

ANCORA UNA VOLTA LA CASSA PREVIDENZIALE AGROTECNICI ARRIVA PRIMA, ED ARRIVA BENE

Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati

La Cassa previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati è stata la prima (in assoluto) in Italia a contestare il sistema generale di calcolo delle pensioni dei professionisti (ma in realtà di tutti i lavoratori, compresi i dipendenti) perché troppo “avaro” nella determinazione delle pensioni future.

Infatti, in sintesi, oggi il meccanismo è il seguente: i contributi versati ogni anno da ciascun lavoratore vengono moltiplicati per un “indice” di rivalutazione, determinato dall’ISTAT sulla base di un complesso conteggio basato sul “PIL medio quinquennale”. Il problema è che l’Italia è un Paese a bassissima crescita e la media quinquennale del PIL (per quanto la media ne attutisca il risultato) è bassa, molto bassa od addirittura negativa (è successo due volte, nel 2014 e nel 2021) e questo ha effetti deprimenti sulle pensioni finali il cui importo viene definito dagli esperti ai lavori come “tasso di sostituzione”. Ebbene, nel 2010, il Ministero del Lavoro stimò che per i professionisti, in base al descritto calcolo (che è quello per tutti vigente dell’attuale “sistema contributivo”) il “tasso di sostituzione” finale sarebbe oscillato fra il 26% ed il 32%: troppo poco per pensare di condurre una vita dignitosa.

La Cassa Agrotecnici decise di occuparsi del problema sin dal 2010, ma dovette farlo da sola non trovando conforto nelle altre Gestioni previdenziali similari, che parevano disinteressarsi di un così grave situazione, seppure futura. Forti del buon andamento dei loro conti ed avendo i bilanci in utile, fecero la cosa più semplice: chiesero al Governo di poter restituire ai propri previdenti gli utili annuali della Gestione, sotto forma di un extrarendimento delle future pensioni, che così sarebbero cresciute di importo, migliorando il “tasso di sostituzione”.

Il Governo dell’epoca però rigettò la richiesta affermando che il sistema previdenziale era quello, e quello doveva restare uguale per tutti. Una risposta davvero poco ragionevole, visto che gli Agrotecnici non chiedevano soldi a nessuno, né pesavano sulla fiscalità generale, utilizzando invece solo gli utili della propria buona gestione. Così la Cassa Agrotecnici decise di non arrendersi, e fece ricorso al TAR. Perdendo, perché il Tribunale amministrativo diede ragione al Governo. Ma gli Agrotecnici, testardamente, andarono ancora avanti proponendo appello al Consiglio di Stato, che infine gli riconobbe ragione.

Parliamo della sentenza 18 luglio 2014, n. 3859, che rappresenta una pietra miliare nella storia della previdenza italiana, perché i principi di diritto ivi contenuti valgono per tutte le Casse di previdenza, non solo per quella degli Agrotecnici, che pure ha il merito di essere stata la prima a trovare la migliore soluzione.

In base alla sentenza n. 3859/2014 gli Agrotecnici poterono rivalutare di più i contributi previdenziali senza far spendere ai professionisti previdenti un solo euro in più (e va detto che anche altre Casse, molto più grandi, ne hanno seguito l’esempio), e furono rivalutazioni davvero rilevanti; il primo anno (il 2011) del 50% più alte, come si può vedere nel grafico allegato.

Ogni anno però la rivalutazione è soggetta ad una complessa richiesta da fare ai Ministeri vigilanti, che devono approvarla, sicché si è sempre in ritardo di alcuni anni.
Ecco perché oggi la Cassa degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati festeggia il raggiungimento di un ulteriore, importante risultato: quello di avere ottenuto, in colpo solo, la rivalutazione di ben tre anni (il 2017, il 2018 ed il 2019. Approvazione Ministero del Lavoro n. 1016, in data 1 febbraio 2022) così garantendo i seguenti extrarendimenti:

ANNO INCREMENTO ISTAT

INCREMENTO AGROTECNICI EXTRAREND.

2017 +0,5205% +3,000% +2,4795%
2018 +1,6522% +3,000% +1,3478%
2019 +1,1746% +3,000% +1,8254%

Particolare soddisfazione è stata espressa dal Coordinatore del Comitato Amministratore della Cassa Agrotecnici (che, lo ricordiamo, è inclusa nella Fondazione ENPAIA, insieme all’analoga, ma separata Gestione previdenziale dei Periti agrari), Agr. Dott. Alessandro Maraschi “E’ la prima volta che, in un sol colpo, riusciamo a rivalutare i fondi previdenziali dei nostri iscritti, peraltro con extrarendimenti rilevanti nonostante il
momento di crisi per i professionisti, garantendo così a tutti loro più alte pensioni future. Desidero sottolineare che tutto questo avviene senza che i nostri iscritti debbano pagare un solo euro in più del dovuto.”

Il messaggio è chiaro: chi si iscrive all’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, ed esercita la professione, può godere non solo di tutta l’assistenza offerta dal Collegio Nazionale, ma anche di più alte pensioni al termine della vita lavorativa, pur pagando la più bassa contribuzione in assoluto (solo il10% del proprio reddito professionale netto).

Questa è una sola delle ragioni che hanno fatto diventare l’Albo degli Agrotecnici, da dieci anni ininterrottamente, il primo nel settore agrario come numero di candidati agli esami abilitanti (+ 46% nel solo 2021).

MILANO DISTRETTO X

Il tempo di un caffè, mostre culturali

Il Comune di Milano in collaborazione con ANTEC, organizza un percorso culturale tra i più importanti musei di Milano.

Un gruppo di professionisti sarà coinvolto in laboratori che, attraverso delle tecniche di meditazione derivanti dalla mindfulness, permetteranno di comprendere come i beni culturali presenti nel distretto possano essere oggetto di una breve pausa dal lavoro.

Auguri di Buone Feste

Il Presidente Nazionale con tutto il Consiglio Generale

augura

Buon Natale e Felice Anno nuovo

EQUO COMPENSO, CONFPROFESSIONI: GIUSTA LA DIREZIONE, MA ANCORA TROPPE CRITICITÀ

In audizione alla Commissione Giustizia del Senato, il presidente Stella ha chiesto miglioramenti alla proposta di legge licenziata dalla Camera: «perfezionare il campo di applicazione della norma, eliminare le sanzioni in capo ai professionisti e rivedere i compiti degli ordini»
«Il disegno di legge sull’equo compenso contiene diversi passi in avanti rispetto al quadro, del tutto inefficace, della legislazione vigente. Al tempo stesso, però, permangono dubbi e perplessità nella prospettiva della piena tutela dei diritti dei professionisti: si introducono strumenti operativi che rischiano di essere controproducenti rispetto agli obiettivi che si intende perseguire, con esiti paradossali e punitivi per gli stessi professionisti che si vorrebbe, in principio, tutelare». Lo ha affermato Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, in audizione alla Commissione Giustizia del Senato in occasione dell’esame della proposta di legge sull’equo compenso delle prestazioni professionali, auspicando interventi correttivi nel rispetto «del principio costituzionale di eguaglianza».

Numerose le modifiche migliorative del testo che il Senato potrà recepire con interventi emendativi ad hoc. Secondo la Confederazione il primo punto da correggere riguarda il campo di applicazione della disciplina che dev’essere esteso anche ai rapporti di natura non convenzionale, che rappresentano la maggior parte degli incarichi attribuiti ai professionisti. «Per come formulato, il campo di applicazione dell’equo compenso è estremamente circoscritto» ha sottolineato Stella, «e non garantisce efficacemente i diritti dei professionisti».

Incomprensibili poi le sanzioni che incombono sui professionisti: «Si tratta di un approccio punitivo inaccettabile: la previsione di una responsabilità deontologica sanzionabile in via disciplinare dagli ordini non solo condanna chi ha subito un compenso iniquo, ma paradossalmente impedirà ai professionisti di intentare un’azione civile». Senza contare che si creerebbe anche una assurda discriminazione tra gli iscritti agli ordini e professionisti privi di ordine, sui quali non grava alcuna responsabilità deontologica. 

Da rivedere la facoltà concessa agli ordini di stipulare i modelli di convenzione. «Si attribuiscono agli ordini compiti di tutela degli interessi economici della categoria che sono estranei alle loro funzioni», ha ribadito Stella, «il loro ruolo non può sfociare in alcuna forma di regolamentazione economica dell’attività professionale». Dubbi anche sulla composizione dell’Osservatorio sull’equo compenso che nell’attuale formulazione non include la rappresentanza del mondo associativo delle professioni ordinistiche. Secondo la Confederazione, invece, l’Osservatorio dovrebbe rispecchiare l’universo della rappresentanza del mondo professionale, seguendo un criterio di pieno equilibrio tra la componente ordinistica e quella associativa». 

RELAZIONE DEL PRESIDENTE DI FINE ANNO 2020

Caro collega, è finito il 2020, un anno che ha messo a dura prova tutti noi, sia per l’aspetto sanitario che economico, ma soprattutto ha determinato grandi cambiamenti nelle nostre abitudini e delle attività professionali.

La crisi economica che perdura ormai dal 2008, si è aggravata ulteriormente in seguito alla pandemia.

Molte attività non sono state in grado di supportare l’impatto economico, coinvolgendo di fatto le nostre attività.

Per non gravare ulteriormente sui bilanci nell’anno 2020 abbiamo deciso di rinviare la richiesta di pagamento della quota associativa, anche se alcuni colleghi hanno provveduto spontaneamente al versamento della quota e in alcuni casi anche versando un importo maggiorato rispetto i 20,00 euro previsti come socio sostenitore, a loro esprimo particolare ringraziamento.

In quest’anno le attività pubbliche di ANTEC, già programmate sul territorio, non hanno potuto essere attuate, ciò nonostante la nostra attività a tutela dei professionisti non si è fermata, al contrario, è stata molto intensa anche nel periodo di lockdown.

Attraverso la videoconferenza i presidenti delle associazioni dell’area tecnica, sono state redatte numerose istanze condivise, che Confprofessioni ha portato in discussione ai tavoli del Governo; attività che non si è mai fermata e sta continuando anche oggi in modo proficuo.

Nello specifico ANTEC è stata promotrice dell’azione collaborativa di tutte le associazioni di categoria dell’area tecnica aderenti a Conprofessioni, che oggi agiscono in piena sinergia all’interno di Confprofessioni.

Congiuntamente con le altre associazioni dell’area tecnica, ANTEC ha prodotto una serie di documenti finalizzati a sensibilizzare la Giunta di Confprofessioni sulle problematiche specifiche delle delle professioni tecniche.

L’unitarietà delle Associazioni di Categoria delle professioni tecniche, ha consentito un maggior peso all’interno di Conprofessioni e i primi risultati si sono visti già nella modifica di quanto era previsto dai DCPM e successivamente modificato, che in una prima fase escludevano dal sostegno di ultima istanza le attività professionali non iscritte alla gestione separata dell’INPS, con la presentazione ai “tavoli del Governo” delle nostre istanze, nella sostanza, sono state recepite.

Altra azione congiunta dell’area tecnica ha riguardato la richiesta dell’obbligatorietà dell’equo compenso per le attività professionali anche nei confronti dei committenti privati. Istanza che è stata recepita con il “superbonus 110%” e riconfermata nella legge di bilancio 2021.

La pressante azione di ANTEC, in sinergia con le altre associazioni delle professioni tecniche ha portato ad ottenere risultati positivi anche nella legge di bilancio 2021 tra queste:

  • Fondo per l’esonero dal pagamento dei contributi previdenziali dei lavoratori autonomi, dei liberi professionisti.
  • Proroga detrazioni per le spese di riqualificazione energetica e di ristrutturazione edilizia
  • Proroga del Superbonus 110%
  • Chiariti i dubbi di interpretazione sull’obbligo di assicurazione per i professionisti
  • Modifiche alla disciplina straordinaria del Fondo di garanzia PMI
  • Misure per il sostegno alla liquidità delle piccole e medie imprese
  • estensione della disciplina dell’equo compenso ai liberi professionisti che eroghino le proprie prestazioni nell’ambito del c.d. superbonus

Questi sono solo i primi, ma importanti risultati, ottenuti con un costante, e non semplice, lavoro di mediazione e condivisione dei documenti prodotti.

Siamo consapevoli che le Professioni Tecniche in questa emergenza sono state le più penalizzate, purtroppo saranno le ultime a ripartire quando finirà l’emergenza sanitaria, ma non finirà l’emergenza economica.

Le Professioni Tecniche fanno parte dell’indotto delle filiere collegate a tutti i codici ATECO, e le nostre attività sono strettamente legate alla disponibilità economica ed alla convenienza del fare investimenti del comparto produttivo e commerciale.

Senza investimenti da parte del comparto produttivo e degli enti pubblici non possono ripartire progettazioni e consulenze, di conseguenza non ripartiranno nuove commesse per i professionisti.

Per questo insieme alle altre associazioni dell’area tecnica, nell’assemblea elettiva per il rinnovo di Confprofessioni, ove è stato riconfermato alla presidenza Gaetano Stella e in Giunta i due rappresentanti dell’Area Tecnica, abbiamo chiesto un’attenzione particolare alle problematiche dell’area tecnica, la più penalizzata in questo periodo.

Il Presidente Stella ha recepito il nostro stato di emergenza ed ha formalmente riconosciuto la necessità di sostenere prioritariamente l’area Tecnica in tutte le sedi istituzionali.

Attraverso la bilateralità di E.BI.PRO, FondoProfessioni e CadiProf sono stati attivati nuove iniziative a sostegno e a tutela dei professionisti iscritti alle Associazioni aderenti a Confprofessioni, anche se senza dipendenti.

Iniziative per il finanziamento della formazione dei professionisti e dei dipendenti degli studi professionali, l’assistenza sanitaria integrativa per i professionisti i famigliari e i dipendenti degli studi professionali.

Attraverso la piattaforma BEPROF a noi dedicata, accessibile da PC, o da App su smartphone e tablet, che ti invito a scaricare ed a registrarti gratuitamente da PC al sito https://beprof.it/ , potrai essere costantemente informato sulle opportunità riservate attraverso convenzioni e avere puntuali informazioni legislative fiscali e novità normative che riguardano la nostra professione. Inoltre a breve sarà attivata una sezione della piattaforma BEPROF dedicata interamente ad ANTEC, attraverso questo strumento sarà possibile erogare ulteriori servizi ai nostri iscritti.

A livello Regionale ANTEC è presente con propri nostri delegati in 13 consigli di Confprofessioni Regionali e in molti casi i anche eletti nelle rispettive Giunte.

Riteniamo la la presenza a livello territoriale sia determinante per la tutela dei nostri interessi professionali, attraverso la partecipazione delle Confprofessioni Regionali ai tavoli istituzionali, per questo intendiamo nel corso del 2021 essere presenti in tutti i Consigli Regionali di Confprofessioni.

Siamo altresì consapevoli che la ripresa sarà molto faticosa, per questo l’azione di ANTEC può essere determinante per agevolare la ripresa.

Per fare questo però abbiamo bisogno, oggi più che mai, di una grande forza, nelle Associazioni di Categoria la forza si misura con il numero di iscritti, per questo ogni adesione è determinante per l’ottenimento dei risultati.

Ti invito, se non lo hai ancora fatto, a rinnovare la tua iscrizione ad ANTEC ed a sensibilizzare i colleghi, Periti Industriali, Geometri, Periti Agrari ed Agrotecnici ad aderire ad ANTEC.

Se non lo hai ancora fatto, puoi versare le quote del 2020 e e del 2021 con un unico bonifico bancario.

Gli importi della quota associativa annuale sono di 20,00 euro sia per il 2020 che per il 2021.

Puoi effettuare il pagamento delle due annualità con un unico bonifico bancario

PAGAMENTO TRAMITE BONIFICO BANCARIO

IBAN:IT86S 02008 30270 000105303110

UNICREDITBANCA AG.CASALBORGONE (TO)

intestato a ANTEC Associazione Nazionale Tecnici Liberi Professionisti

causale: Nome Cognome quote associative anni 2020 – 2021

Ti invito anche ad aggiornare i tuoi dati compilando il modulo di iscrizione direttamente dal sito compilando il modulo di iscrizione

Se ritieni che ANTEC, in questo periodo abbia svolto adeguatamente il proprio compito e ritieni importante per il nostro futuro rafforzare ANTEC puoi contribuire con un maggiore importo come socio sostenitore.

Nel salutarti cordialmente, auguro a te ed ai tuoi cari un Buon 2021

Roma: 1 gennaio 2021

Il Presidente Nazionale

Per. Ind. Amos Giardino

ANTEC augura Buone Feste

Il Consiglio Nazionale di

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Per il Mef i Professionisti iscritti alle Casse sono figli di un Dio minore

LETTERA APERTA AI GRUPPI PARLAMENTARI DI CAMERA E SENATO

Per il Mef i Professionisti iscritti alle Casse sono figli di un Dio minore.

Il Mef boccia le correzioni per l’ inclusione dei professionisti iscritti alle Casse di previdenza al contributo a fondo perduto, previsto dal decreto rilancio, a causa dei costi troppo elevati.

Nulla sono valsi gli emendamenti presentati per correggere l’esclusione dei professionisti iscritti alle Casse di previdenza private dal contributo a fondo perduto, su cui in molti hanno sollevato dubbi di incostituzionalità, sono stati bocciati dal ministero dell’Economia, che ha espresso parere negativo per il costo troppo elevato dell’operazione.

Anche i chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate di sabato scorso con la circolare n°15/2020, in merito al “perimetro soggettivo” di chi può beneficiare del contributo a fondo perduto, di cui all’art. 25 del DL34/2020 (decreto Rilancio), è il caso di parlare più di equivoco all’esclusione dei liberi professionisti, ma di deliberata volontà, anche se, solo pochi giorni fa la sottosegretaria al lavoro, Francesca Puglisi aveva auspicato che l’esclusione dei professionisti da questa misura di sostegno potesse essere corretta dal Parlamento in sede di conversione del decreto in legge, un auspicio accolto da onorevoli appartenenti ad alcuni gruppi politici anche di Governo.

Per il Mef la platea è troppo estesa e il provvedimento avrebbe un costo elevato per il Governo.

Non c’è più solo l’evidente incongruenza di un contributo a fondo perduto, che la norma riconosce alle persone fisiche con partita IVA individuale, che svolgono attività economica nel settore dell’artigianato, del commercio, dei servizi e mille altri ancora, ma esclude rigorosamente le persone fisiche con partita IVA individuale che svolgono attività economica nelle libere professioni ordinistiche.

C’è adesso anche la conferma ufficiale che, se quella stessa attività professionale viene svolta nella forma di “società tra professionisti”, invece che in forma individuale, il contributo a fondo perduto allora spetta.

L’Agenzia delle Entrate, però, riesce nell’acrobazia interpretativa ad affermare che il riferimento ai lavoratori dipendenti è solo una “norma di chiusura” e che un “lavoratore dipendente” che è anche un esercente “attività d’impresa” o di lavoro autonomo può accedere al contributo fondo perduto.

Alla discriminazione orizzontale tra le persone fisiche, in funzione della tipologia di attività economica svolta dal lavoratore autonomo, si assomma la discriminazione verticale all’interno della medesima attività economica.

Ma quanto vale, invece, la sopravvivenza di una parte attiva e importante di questo Paese?

L’ultradecennale grave crisi ha comportato una contrazione del mercato talmente rilevante, da aver prodotto la chiusura di un elevato numero di studi professionali, con relativa perdita di saperi, esperienze e posti di lavoro (perdute 120.000 imprese e 600.000 posti di lavoro).

La deregolamentazione selvaggia del mercato del lavoro delle professioni tecniche, giustificata dal mito della concorrenza senza regole, ha generato la perdita di ogni dignitoso e coerente rapporto tra il compenso professionale e la responsabilità e l’importanza delle prestazioni svolte, sul piano della sicurezza e del benessere e della vita dei cittadini italiani.

L’alterno atteggiamento degli indirizzi politici verso il settore libero professionale ha fatto si che ad una legge volta a favorire l’aggregazione professionale, finalizzata alla maggiore capacità organizzativa, sia seguito un “regime fiscale agevolato” non applicabile alle strutture professionali associate, creando discriminazioni tra i singoli professionisti e quelli associati, alterando le regole basilari del libero mercato, e che di fatto, suggerisce il ricorso alla disaggregazione delle strutture degli studi professionali, al fine di contenere l’entità della pressione fiscale.

La Pandemia COVID-19 ha ulteriormente e pesantemente aggravato la crisi sofferta dai liberi professionisti dell’Area Tecnica, per effetto delle misure restrittive resesi necessarie per limitare la diffusione del virus, la larga maggioranza degli studi professionali è stata costretta alla chiusura pressoché totale, in quanto le attività professionali sono costituite prevalentemente da relazioni interpersonali dirette (incontri, appuntamenti, sopralluoghi, visite etc.) che non possono essere gestite soltanto in smart working.

I professionisti ordinistici, già esclusi dal contributo per la sanificazione, ora anche dal contributo a fondo perduto previsto nel decreto rilancio, non sono in grado di sopravvivere in un regime di disparità di trattamento dalle altre attività economiche ed alle conseguenze del fermo forzato dell’attività, in piena crisi economica, per le professioni tecniche i tempi della ripresa si prospettano molto lunghi.

Disparità che sono in contrasto con i dettati Costituzionali e con le raccomandazioni dell’Europa.

La crisi sta colpendo molto duramente i professionisti, con queste disparità di trattamento, molti studi professionali, in particolare quelli individuali, non potranno sopravvivere e rimanere nel mercato se non si faranno immediatamente interventi mirati.

Per questo mi appello a tutti i Parlamentari, affinché, con il Proprio Ruolo nelle Sedi Istituzionali, possano adoperarsi per eliminare queste ingiustificate disparità di trattamento.

Roma, 17 giugno 2020

Il Presidente Nazionale

Amos Giardino

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Documento associazioni dell’area tecnica per la ripartenza economica

DODICI ANNI DI CRISI CONGIUNTURALE DELLE PROFESSIONI DELL’AREA TERRITORIO E AMBIENTE E IL COVID-19

1.0 PREMESSA

  1. L’ultradecennale grave crisi dell’industria, dell’agricoltura e delle costruzioni ha comportato una contrazione del mercato talmente rilevante, da aver prodotto la chiusura di un elevato numero di studi professionali, con relativa perdita di saperi, esperienze e posti di lavoro (perdute 120.000 imprese e 600.000 posti di lavoro).
  2. La deregolamentazione selvaggia del mercato del lavoro delle professioni del territorio, giustificata dal mito della concorrenza senza regole, ha generato la perdita di ogni dignitoso e coerente rapporto tra il compenso professionale e la responsabilità e l’importanza delle prestazioni svolte, sul piano della sicurezza, della salute pubblica, del benessere, della qualità ambientale, paesaggistica, dell’innovazione, dell’ottimizzazione energetica e della vita dei cittadini italiani.
  3. L’apparato normativo e procedimentale riferito all’urbanistica, all’edilizia e ai lavori pubblici, si è dilatato e complicato a tal punto, che si è tramutato da garanzia di trasparenza, a un fattore produttore di conflitti, sovrapposizione di competenze tra l’apparato tecnico pubblico e quello professionale privato, che costituisce di per sé un ostacolo allo sviluppo economico del Paese, causando costi sociali molto alti; il sistema burocratico che ne è derivato, da un lato ingessa ogni iniziativa privata e dall’altro impedisce la tempestiva realizzazione anche delle opere pubbliche, e contemporaneamente ostacola le iniziative dei soggetti privati, causando una paralisi burocratico-amministrativa, che spalanca le porte alla corruzione e all’illegalità e inibisce lo sviluppo del sistema produttivo.
  4. L’alterno atteggiamento degli indirizzi politici verso il settore libero professionale ha fatto si che ad una legge volta a favorire l’aggregazione professionale, finalizzata alla maggiore capacità organizzativa, sia seguito un “regime fiscale agevolato” non applicabile alle strutture professionali associate, creando discriminazioni tra i singoli professionisti e quelli associati alterando le regole basilari del libero mercato, e che, di fatto, suggerisce il ricorso alla disaggregazione delle strutture degli studi professionali, al fine di contenere l’entità della pressione fiscale.
  5. La Pandemia COVID-19 ha ulteriormente e pesantemente aggravato la crisi sofferta dai liberi professionisti dell’Area Territorio e Ambiente: per effetto delle misure restrittive resesi necessarie per limitare la diffusione del virus, la larga maggioranza degli studi professionali è stata costretta alla chiusura pressoché totale, in quanto le attività professionali sono costituite prevalentemente da relazioni interpersonali dirette (incontri, appuntamenti, sopralluoghi, visite etc.) che non possono essere gestite soltanto in smart working.
  1. LA COMPETENZA DELLE LIBERE PROFESSIONI DELL’AREA TERRITORIO E AMBIENTE

2.1 Nonostante la crisi sofferta, il settore delle costruzioni, l’industria e l’agricoltura ricoprono ancora un ruolo preminente nel sistema economico nazionale, producendo un essenziale “effetto trainante” dell’economia interna e delle esportazioni, anche per effetto dell’ampia filiera che determinano.

In questo ambito le professioni dell’area territorio e ambiente rappresentano una componente irrinunciabile, per il fondamentale contributo di competenza e innovazione che hanno sempre fornito.

2.2 È necessario oggi più che mai che lo Stato, e per esso il Governo, riaffermi che le competenze culturali, scientifiche e tecniche di cui i liberi professionisti italiani sono portatori rappresentano una risorsa inalienabile del Paese, per l’alto contributo fornito sul piano:

a. economico, anche nella sua accezione più green, sia in termini di contribuzione diretta, sia per le ricadute prodotte dai servizi di alta qualità, offerti all’industria, al settore dell’agricoltura e delle costruzioni;

b. sociale, per la maggiore sicurezza, salute pubblica, benessere, qualità della vita e qualità ambientale e paesaggistica, ed efficienza energetica, assicurati alla popolazione dall’applicazione delle specifiche competenze possedute, nel rispetto della legislazione nazionale e regionale;

c. culturale, dal momento che i liberi professionisti del territorio da sempre sono chiamati:

  • ad immaginare il futuro e a trasferire in esso la cultura del passato e del presente, così da costruire ambienti di vita, lavoro, svago efficienti ed innovativi, paesaggi naturali o artificiali di pregio, e nuovi rapporti tra uomo e ambiente;
  • ad assicurare la salvaguardia dell’ambiente, del territorio e dei beni architettonici che ci provengono dalla storia e che costituiscono un patrimonio da valorizzare.

Pertanto, nell’attuale fase emergenziale, la somma delle competenze possedute dalle libere professioni del Territorio e dell’Ambiente deve essere salvaguardata nell’interesse primario del Paese, attraverso l’attivazione di una concreta azione di sostegno economico dello Stato, in modo che siano evitati:

  • la perdita di saperi e conoscenze, recuperabili solo con costi elevati e in tempi significativi;
  • la perdita di posti di lavoro;
  • la riduzione delle entrate fiscali;
  • la mancata utilizzazione di qualificate risorse umane, la cui formazione ha rappresentato un rilevante costo per lo Stato e per le famiglie italiane;
  • il dissesto del territorio e gli squilibri ambientali.

3.0 INTERVENTI D’EMERGENZA PER LA RIPRESA DELL’INDUSTRIA, DELL’AGRICOLTURA E DEL COMPARTO DELLE COSTRUZIONI: IL SOSTEGNO DELLE LIBERE PROFESSIONI PER LA SOPRAVVIVENZA DI SAPERI E CONOSCENZE

Il blocco dell’attività degli studi professionali prodotto dall’emergenza sanitaria si è già trasformato in un emergenza economica, che produrrà per un lungo periodo un ulteriore drastico calo dei fatturati, con le comprensibili gravi ripercussioni sui flussi di cassa e dunque sulla liquidità disponibile per far fronte alla crisi, non avendo gli studi potuto godere se non in modo marginale, di ammortizzatori sociali o di contributi capaci di apportare un concreto sostegno, salvo che a talune limitate “fasce di reddito”.

È altresì di tutta evidenza la necessità di intervenire con la dovuta tempestività ed ampiezza, così che nessun libero professionista tecnico sia lasciato indietro.

A tale fine si propone:

  • l’attivazione immediata di un piano di sostegno economico a fondo perduto, rivolto al comparto produttivo rappresentato dai liberi professionisti tecnici, che oggi si vedono esclusi, così da poter fornire la liquidità necessaria alla ripresa e alla sopravvivenza stessa dell’attività, che altrimenti soccomberebbe in tempi brevi, sotto il peso dell’indebitamento da prestiti;
  • l’attivazione urgente di procedure per il saldo dei pagamenti dovuti dalla Pubblica Amministrazione ai liberi professionisti che hanno espletato gli incarichi professionali conferiti;
  • l’attivazione del risarcimento immediato del danno da mancato lavoro, causa quarantena e introduzione del congedo straordinario, a tutela dei tempi di vita-lavoro e parentali;
  • l’adozione di efficaci agevolazioni per promuovere, con dotazioni e logistica, lo smart working, con relativi finanziamenti per investimenti, formazione e provvista della liquidità connessa;
  • Che almeno fino al 31.12.2021:
    1. siano stipulati specifici accordi tra Governo e Associazione Bancaria Italiana in cui sia stabilito che le notule pro forma o le fatture emesse dai liberi professionisti tecnici ad Enti Pubblici possano essere anticipate dagli istituti bancari per il loro intero importo e senza applicazione di costi per tali operazioni;
    2. la sospensione dei versamenti per le attività dei liberi professionisti e del pagamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti di qualsiasi genere, erogati da banche e da intermediari finanziari;
    3. la moratoria di tasse, adempimenti tributari, contributivi e assistenziali;
  • Che almeno fino al 31.12.2025:
    1. l’affidamento degli incarichi di studio, analisi, progettazione, direzione dei lavori e collaudo delle opere pubbliche debba essere esclusivamente attribuito ai liberi professionisti tecnici abilitati ai sensi delle vigenti norme, attività questa incompatibile con il ruolo dei dipendenti tecnici della P.A., ai quali spettano i compiti di programmazione, gestione e controllo delle OO.PP., di RUP e simili;
    2. per l’affidamento degli incarichi professionali assegnati dalle P.A. ai Liberi Professionisti Tecnici, tra i criteri di aggiudicazione non possa più essere prevista l’offerta di ribasso degli onorari, al di sotto dei “parametri” emanati con D.M. n. 143 del 31/10/2013, che devono definire il minimo dell’equo compenso, indipendentemente dalle modalità procedurali di conferimento degli incarichi;
    3. la partecipazione alle gare per l’affidamento di incarichi professionali richieda:
  1. circa i requisiti economico-finanziari: fatturato globale riferito ai servizi dei migliori cinque anni degli ultimi quindici esercizi, antecedenti alla pubblicazione del bando di gara;
  2. circa i requisiti tecnico-organizzativi: dovrà essere eliminato ogni riferimento temporale e la capacità tecnica dovrà essere riferita all’intera carriera del professionista, o almeno agli ultimi quindici anni;
  3. circa i requisiti dei servizi di punta: la capacità tecnica sarà dimostrata dall’avvenuto espletamento di servizi appartenenti alle stesse categorie e classi di quelli oggetto di gara o aventi maggiore complessità;
  • gli incarichi di progettazione conferiti dalle P.A. e le relative DD.LL. siano assegnati in continuità, al medesimo professionista;
  • l’importo limite per l’affidamento diretto degli incarichi assegnati dalle P.A. ai Liberi Professionisti Tecnici, sia elevato alla soglia comunitaria (€ 220.000,00);
  • sia creato un fondo di rotazione permanente, garantito dallo Stato e finalizzato a coprire le spese per la redazione di progetti di opere pubbliche, contenute in programmi pluriennali appositamente redatti, così da assicurare quella progettualità, adeguata e non affrettata, posta alla base della rapida attuazione delle opere pubbliche;
  • sia introdotta una proroga, pari ad almeno un anno, del termine indicato al comma 1 – seconda e terza fattispecie – dell’Art. 2 delle NTC 2018, per eliminare i danni causati dai ritardi prodotti dall’emergenza sanitaria, che potrebbero differire oltre detto termine l’inizio di lavori pubblici le cui opere strutturali sono state dimensionate utilizzando la previgente normativa, di fatto rendendo indispensabile la redazione di un nuovo progetto.

4.0 AZIONI URGENTI PER IL RILANCIO DELL’ECONOMIA NAZIONALE

  1. Posta a base la necessità d’implementare le azioni di tutela del territorio, riducendo i rischi di natura geologica, con effetti positivi sulla qualità della vita e dei luoghi e quindi anche sulla bellezza del Paese, per il rilancio dell’economia è necessario un Piano Nazionale d’investimenti pubblici per innovazione e opere pubbliche e d’incentivazione agli investimenti privati, rivolto alla realizzazione d’interventi di manutenzione, messa in sicurezza, ottimizzazione energetica, d’innovazione e di valorizzazione del territorio, d’infrastrutturazione fisica e digitale, di rinaturalizzazione, recupero dei centri storici e riqualificazione urbana, quest’ultima attuata intervenendo sulcostruito e finalizzata alla messa in sicurezza del patrimonio immobiliare pubblico, come pure all’attuazione di nuovi interventi per servizi pubblici essenziali (scuole, ospedali, carceri etc.) e per l’edilizia residenziale pubblica.
  2. È evidente che l’attuazione urgente del Piano Nazionale degli Investimenti, per quanto riguarda le opere pubbliche, se gestita con il vigente Codice dei Contratti, produrrebbe la sicura implosione del sistema, sotto il carico d’impegni che si riverserebbero sull’apparato burocratico. Pertanto, in attesa di un’ampia riforma delle normative di settore, si rende indispensabile la sospensione per 5 anni del Codice dei Contratti Pubblici, nelle parti riferite alle procedure di espletamento della gara e di successiva assegnazione e gestione degli appalti per lavori, norme che potranno essere sostituite:

a. per le Grandi opere pubbliche attraverso la nomina di Commissari Straordinari e relativa attribuzione di poteri, di cui all’Articolo 4 del DL n. 32/2019;

b. per gli altri appalti, con riferimento immediato alla Direttiva UE 24/2014, rendendo stabile l’inversione procedimentale.

In tutti i casi si dovrà provvedere ad eliminare il contributo ad ANAC, sia per le stazioni appaltanti, sia per gli operatori economici.

  1. Dovrà essere eliminata ogni regola che produce situazioni di disparità di applicazione di regime fiscale, estendendo anche ai professionisti associati la possibilità di avvalersi dello stesso regime fiscale agevolato riservato ai professionisti singoli.
  2. Dovrà essere introdotto con urgenza un sistema di equo compenso, che preveda valori minimi per le prestazioni professionali, anche per la committenza privata, valori anche deducibili dal D.M. n. 143 del 31/10/2013; in tal modo sarà riequilibrato il rapporto tra i compensi professionali e le responsabilità e l’importanza sociale delle prestazioni svolte, sul piano della sicurezza, della salute pubblica, del benessere, della qualità ambientale, paesaggistica e della vita dei cittadini italiani.
  3. Dovranno essere aumentati i benefici fiscali e il tetto di spesa, in caso di esecuzione di interventi antisismici (sismabonus) e/o di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici (ecobonus) prevedendo:

a. l’omogeneizzazione delle percentuali previste per una o più unità immobiliari;

b. la defiscalizzazione totale in caso di demolizione e ricostruzione di edifici non ricompresi nei centri storici e non rilevanti ai fini architettonici, al fine di favorire i processi di rinnovamento immobiliare;

c. in caso d’interventi del tipo ecobonus o ecobonus + sismabonus, attuati con “cessione del credito”, sia previsto che l’aliquota dell’importo lavori non assoggettata a cessione del credito possa essere oggetto di deducibilità in cinque anni, da parte dei committenti i lavori (defiscalizzazione totale differita);

6. Dovrà essere prevista l’estensione dei benefici fiscali per interventi del tipo ecobonus e/o sismabonus eseguiti su edifici aventi destinazione d’uso non residenziale;

7. Dovranno essere individuati nuovi strumenti capaci di incentivare la partecipazione dei soggetti privati agli interventi di riqualificazione edilizia, energetica e urbana, mediante strategie pubblico-private di ampio respiro, con validità almeno decennale.

8. Eliminazione di tutte le disparità di trattamento e di accesso ai contributi e partecipazione a bandi tra i liberi professionisti e le imprese, come ad esempio: bonus sanificazione, al quale i professionisti non possono accedere; bando “IO RESTO AL SUD” al quale le imprese possono accedere nei primi 36 mesi di attività, mentre i professionisti solo per 12 mesi; contributo di sostegno al reddito; contributi a fondo perduto COVID 19.

  1. SEMPLIFICAZIONE, DE-LEGIFICAZIONE, SUSSIDIARIETA’

La legislazione urbanistica ed edilizia

Lo stato attuale del corpus legislativo e regolamentare, con i suoi effetti sul piano economico e sociale è ormai talmente critico e disarticolato, da rendere indispensabile, per il suo rilancio, la volontà delle forze governative di effettuare riforme sostanziali e coraggiose, che possono avvalersi anche della cultura della libera professione, che ha capacità ed esperienza di assumersi responsabilità e di risolvere problemi.

Una volta raggiunto questo irrinunciabile traguardo sarà possibile generalizzare il principio di sussidiarietà offerta agli enti pubblici dai liberi professionisti, che potranno assumersi integralmente la responsabilità dei processi edilizi, con patti resi chiari e con competenze riconosciute anche economicamente.

Ciò permetterà di riservare agli Enti i compiti di programmazione, gestione economica e controllo dei procedimenti, con i relativi risparmi in termini di costi e di miglioramento dell’efficienza dei servizi resi.

In quest’ottica, per l’efficienza del nostro sistema, gli interventi che riteniamo essenziali sono:

1. un’attività di delegificazione, specificatamente indirizzata all’annullamento di ogni forma di duplicazione delle competenze, con particolare riferimento alla fattispecie bis in idem così che sia riaffermato il diritto a non essere regolati, giudicati e poi puniti due volte per lo stesso fatto (esempio nei Contratti Pubblici: sovrapposizioni tra sanzioni dell’AGCM – Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e dell’ANAC). Ciò consentirà che:

  • che per il rilascio del Permesso di Costruire i Comuni eseguano le sole istruttorie urbanistica, edilizia e geologica; gli aspetti relativi agli impianti tecnologici, energetici, acustici, sismici e di sicurezza saranno assoggettati ad autocertificazione asseverata del professionista e custoditi in cantiere, salvo gli aspetti antisismici, che saranno depositati presso gli Enti Regionali:
  • il disaccoppiamento dei procedimenti Paesaggistico da una parte e Edilizio dall’altra, in modo che il procedimento dell’autorizzazione paesaggistica e quello edilizio procedano in parallelo, ricongiungendosi prima del rilascio del titolo abilitativo;
  • la facilitazione dei cambi di destinazione d’uso in ambito urbano, senza applicazione di oneri concessori e prevedendo il solo reperimento delle dotazioni territoriali e funzionali, nel caso in cui l’aumento del carico urbanistico sia superiore ad un valore di soglia, da individuarsi normativamente;
  • di consentire l’insediamento di attività di ristorazione e di servizi (studi professionali, ambulatoriali, residenza, ecc.), anche negli edifici esistenti nel territorio agricolo e non più funzionali alla conduzione dei fondi, inserendo apposite indicazioni nelle norme che regolano la pianificazione urbanistica generale.
  1. una nuova Legge Urbanistica Nazionale di soli principi, non procedurale, che dovrebbe dare soltanto chiari indirizzi, sostituendosi al coacervo delle leggi regionali attuali;
  2. una sostanziale riscrittura della normativa sulla sicurezza e salute, soprattutto nei cantieri edili, per eliminare i fardelli burocratici e rendere veramente efficace la sicurezza, sull’esempio del modello anglosassone, che propone semplici linee guida ma alta specializzazione sulla sicurezza per ogni singola fase delle attività, con controllo costante interno e sanzioni che penalizzano, in caso di inadempienza, la qualificazione professionale degli addetti.
  3. la modificazione sostanziale della “legge Bassanini bis”, al fine di permettere un collegamento non procedimentale fra direttiva politica e progetto, eliminando i momenti di impasse o le situazioni di veto burocratico, chiarendo i ruoli e rafforzando l’imparzialità della burocrazia rispetto alla politica.
  4. la redazione di una nuova stesura del Codice dei Contratti Pubblici, con l’attiva partecipazione dei liberi professionisti tecnici, con il quale si dovrà provvedere al ridisegno dell’architettura decisionale e alla semplificazione e sburocratizzazione dei procedimenti, evitando quella frammentazione di questi ultimi, che conduce alla moltiplicazione degli obblighi e degli adempimenti, che producono solo oneri e ritardi, senza apportare un utile contributo alla qualità delle opere, alla lotta alla corruzione e, in generale, all’efficacia della governance.

La Professione Libera o la Professione Dipendente

In questo specifico settore è necessaria l’emanazione di norme rivolte alla:

  1. promozione dell’aggregazione e dell’innovazione degli studi professionali. Gli studi devono essere parificati in tutte le circostanze alle piccole imprese, secondo quando indicato dalle norme europee; servono allo scopo, come per le imprese, interventi di sostegno economico, per il mantenimento delle attività professionali e quindi dei saperi e dei posti di lavoro.
  2. riforma e modernizzazione delle regole che disciplinano le professioni, con identificazione della modalità di esercizio della professione e precisazione degli ambiti d’incompatibilità tra la professione libera e la professione dipendente, in ambito pubblico e privato.

Roma, 13 giugno 2020.


Firmato:
ALA ASSOARCHITETTI: Bruno Gabbiani (architetti, ingegneri, pianificatori, paesaggisti, conservatori, designer);
ASSO INGEGNERI-ARCHITETTI: Maria Pungetti (ingegneri, architetti);
ANTEC: Amos Giardino (periti industriali, periti agrari, agrotecnici, geometri);
INARSIND: Roberto Rezzola (ingegneri, architetti);
FIDAF: Andrea Sonnino (dottori in Scienze Agrarie e Forestali);
SINGEOP: Guglielmo Emanuele (geologi).

“La mediazione: uno strumento rapido, concreto, utile ed economico per la risoluzione dei conflitti”

L’uscita dall’emergenza e le opportunità della ripartenza impongono ai Professionisti la necessità di risolvere  le non poche tensioni create dal lungo lockdown, che si aggiungono alle “vecchie” rimaste in sospeso: inadempimenti contrattuali; conflitti e vertenze nei rapporti con clienti, fornitori, conduttori/ locatori, committenti, collaboratori, dipendenti; appalti, contratti, scadenze.
Molte di queste questioni saranno risolte direttamente dalle parti con sano pragmatismo, lealtà, correttezza e buona fede.
Ma non tutto. E non tutto potrà attendere i tempi ed i costi del ricorso ai Tribunali ed ai Giudici di Pace.
La mediazione offre uno strumento rapido , utile, concreto ed economico per risolvere molte di queste criticità.
Ma è uno strumento nuovo, ancora troppo poco conosciuto.
L’ADR Center di Latina – l’Organismo di Mediazione che ha avviato di recente una collaborazione con con l’Ordine dei Periti – propone  un breve incontro in audio/ video tramite la piattaforma ZoomPro, finalizzato ad illustrare cos’è ed in cosa consiste questo nuovo istituto .
ANTEC, L’Ordine dei Periti Industriali di Latina ed il Collegio Provinciale dei Geometri di Latina Vi invitano pertanto a partecipare , dal Vostro studio/ ufficio o anche da casa,

il giorno giovedì 18 giugno 2020 a partire dalle ore 17:50

all’incontro con il Mediatore  Avv. Andrea ZANELLO (ADR Center Roma e Latina) 

Programma

1 7:50 – 18: 00 apertura e controllo dei collegamenti e delle presenze
18: 00 – 18: 20:Indirizzo di saluto e presentazione:

Presidente Ordine dei Periti Industriali di Latina Cav. Guido Massarella,

Presidente del Collegio dei Geometri di Latina Geom. Sergio Mascitti,

Segretario Generale ANTEC  Per. Ind. Domenico Di Mambro


18: 20 – 19: 20: ANDREA ZANELLO Avvocato – Mediatore 
La mediazione: uno strumento rapido, concreto, utile ed economico per la risoluzione dei conflitti.

Il nuovo strumento extragiudiziale di risoluzione alternativa delle controversie.

Modalità di svolgimento ed informalità della procedura.

L’accordo: titolo esecutivo, tempi e costi


19: 20 – 19. 50: discussione e question time.

19:50 – 20:00 Conlusioni

E’possibile partecipare con PC, tablet o smartpone, cliccando sul link che sarà inviato a chi invierà la richiesta di partecipare a questo indirizzo mail: andreazanelloavvocato@gmail.com

RUBINETTI CHIUSI SUL DECRETO LIQUIDITÀ

Confprofessioni

Nota Confprofessioni su indagine liquidità

Il 95% delle imprese ha richiesto prestiti per fronteggiare l’emergenza da Covid -19. Ma le banche traccheggiano, ritardando i tempi di erogazione, moltiplicando la documentazione da esibire fino a piazzare polizze assicurative agganciate alla concessione dei finanziamenti garantiti dallo Stato. Ecco che cosa emerge dal questionario di Confprofessioni che ha coinvolto oltre 900 giovani professionisti al fianco di oltre 15 mila imprese negli ultimi due mesi di pandemia
Milano, 3 giugno 2020.  Decreto liquidità a secco. Se il 95% delle imprese ha richiesto prestiti, prevalentemente sotto i 25 mila euro, contando sulle garanzie dello Stato, le banche hanno risposto alzando un muro di burocrazia che, di fatto, ha chiuso i rubinetti del credito, pregiudicando seriamente la continuità aziendale di migliaia di imprese, già compromessa da oltre tre mesi di inattività a causa del Coronavirus.

È quanto emerge da una survey promossa da Confprofessioni, in collaborazione con l’Unione Nazionale Giovani dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (UNGDCEC), che ha coinvolto oltre 900 commercialisti che, negli ultimi due mesi, hanno affiancato circa 15 mila imprese nella gestione dei finanziamenti richiesti alle banche. Il sondaggio punta ad analizzare l’attività, i tempi di erogazione dei prestiti alle imprese e i comportamenti del sistema bancario per favorire l’accesso al credito, alla luce del decreto del decreto legge n. 23 dell’8 aprile 2020 che, attraverso il Fondo di garanzia per le Pmi, garantisce (sulla carta) fino a 100 miliardi di euro di liquidità al sistema produttivo italiano colpito dalla pandemia.

Che cosa dice il decreto liquidità. Come noto, il decreto prevede una garanzia al 100% per i finanziamenti fino a 25 mila euro, senza alcuna valutazione del merito creditizio. Per i prestiti fino a 800 mila euro, invece, viene richiesta una valutazione e la garanzia dello Stato arriva fino al 90% e il restante 10% può essere coperto dai Confidi. Il decreto prevede inoltre lo snellimento delle procedure burocratiche per accedere alle garanzie concesse dal Fondo di Garanzia per le Pmi e favorire così la ripartenza del sistema produttivo dopo l’emergenza sanitaria causata dal Covid – 19. Ma è andata proprio così? 

La fotografia di Confprofessioni. A distanza di quasi due mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto liquidità, la fotografia di Confprofessioni porta a galla le criticità endemiche di un sistema bancario che, salvo rare eccezioni, ha mostrato una certa riluttanza ad applicare le misure contenute nel decreto liquidità, disattendendo l’invito dell’Associazione bancaria italiana alla semplificazione e alla rapidità di erogazione dei prestiti. Non solo. Dal sentiment dei giovani commercialisti emerge poi un quadro ancor più impressionante, dove la dilatazione dei tempi di erogazione si sovrappone alla richiesta di valutazioni di merito creditizio non contemplate dal decreto liquidità; dove la domanda di liquidità delle imprese viene dirottata per compensare debiti pregressi. 

E le sorprese non finiscono qui perché – come segnalano i commercialisti coinvolti nella survey di Confprofessioni – la quasi totalità degli imprenditori che ha richiesto un prestito ha dovuto, nonostante il lockdown, esibire documenti e superare istruttorie e  non sono isolati i casi nei quali le banche abbiano richiesto situazioni prospettiche relative al 2020, la presentazione di garanzie personali per la parte non coperta dalla garanzia statale o agganciato alla concessione del credito la vendita di prodotti come il Pos o polizze vita. Risultato: dopo una trafila di 30-40 giorni, le imprese che sono riuscite ad attraversare il labirinto burocratico degli istituti di credito si contano sulle dita di una mano. A oggi dicono i giovani commercialisti, sono pochissime le erogazioni sotto i 25 mila euro, nessuna sopra i 25 mila euro. Un dato che non meraviglia poiché alcuni istituti bancari hanno rifiutato l’accesso al credito per la “non convenienza dell’operazione”.


Il sondaggio sull’accesso al credito con garanzie previste dal decreto liquidità

1) I vostri clienti hanno fatto ricorso al credito utilizzando le garanzie previste dal DECRETO-LEGGE 8 aprile 2020, n. 23 (Decreto liquidità)?
 

La prima domanda del sondaggio mira a valutare l’interesse delle imprese rispetto alle misure introdotte dal Governo con il decreto liquidità. Su un campione di 15 mila imprese, il 95% degli imprenditori ha fatto richiesta di credito, la gran parte sotto i 25 mila euro, smentendo le critiche e i dubbi di scarso interesse da parte delle imprese che hanno accompagnato i primi passi delle misure governative.

2) Per richieste di prestito superiori ai 25.000 euro qual è stata la tempistica media di evasione della pratica?
 


Il secondo quesito entra nel vivo di una delle principali criticità della concessione del credito: i tempi di erogazione dei prestiti superiori a 25 mila euro. Nel 93% dei casi le risposte hanno superato i 15 giorni di tempo. Il dato va integrato con le 355 note aggiuntive (si veda il punto 5 del questionario), dalle quali emerge come i tempi medi per evadere una pratica si attestino tra i 30 e i 40 giorni, sempre nel caso di risposta positiva


3) Per richieste di prestito inferiori ai 25.000 euro con garanzia al 100% da parte del Fondo Centrale di Garanzia, le Banche, pur dovendosi limitare solo a trasferire il modello compilato, hanno in qualche caso aggiunto anche una valutazione del beneficiario o altri motivi di rallentamento?

 

La terza domanda del questionario è riferita alle richieste di prestito inferiori a 25 mila euro, coperti al 100% dalla garanzia dello Stato. In questi casi, sebbene la funzione degli istituti di credito sia limitata a trasferire il modello compilato al Fondo di garanzia, nel 90% dei casi le banche hanno richiesto documenti non previsti e hanno aggiunto valutazioni di merito, non dovute, sui beneficiari


4) Il credito erogato è stato in qualche caso integrativo (cioè a compensazione di esposizione debitorie preesistenti verso le medesime banche eroganti) o aggiuntivo?
 

La quarta domanda del sondaggio mira a capire come le banche abbiano gestito le finalità del prestito richiesto dalle imprese. Se nel 64% dei casi il credito erogato risulta aggiuntivo, nel 36% dei casi il credito concesso è servito a coprire, parzialmente o totalmente, un’esposizione debitoria pregressa del richiedente, così vanificando il contenuto della misura governativa.


5) Eventuali ulteriori problematiche impreviste da segnalare? (domanda a risposta aperta)

Sono oltre 355 le note facoltative dei giovani commercialisti riferite al punto 5 del questionario (domanda a risposta aperta). In estrema sintesi, le osservazioni dei professionisti confermano la richiesta di documentazione ulteriore rispetto a quella prevista dal decreto, in alcuni casi anche situazioni prospettiche relative al 2020 e tempi lunghissimi per l’erogazione (ad oggi pochissime erogazioni sotto i 25.000 euro e quasi nessuna sopra i 25.000 euro). Ma le problematiche segnalate non si fermano qui e spaziano dalla richiesta di garanzie personali per la parte non coperta da garanzia statale, alla vendita di prodotti abbinati alla concessione del credito (POS, assicurazione sulla vita…).  In alcuni casi gli istituti bancari interpellati sono entrati nel merito creditizio dei clienti procedendo ad istruttorie per valutare la loro posizione bancaria. In altri hanno rifiutato l’accesso al credito per la non convenienza dell’operazione.

Il commento del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella.
«La survey sull’accesso al credito dopo il varo del decreto liquidità, che abbiamo realizzato grazie alla collaborazione dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti, vuole essere una risposta alle numerose segnalazioni che ci sono pervenute dai professionisti che denunciavano i ritardi e le lungaggini burocratiche del sistema bancario. I risultati che emergono da questa indagine sul campo sono inequivocabili. Con queste premesse è fuori discussione che le attese di liquidità e di tempestiva collaborazione sono state in gran parte disattese dal sistema bancario. 

Il commento dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili.
«Non è un mistero che la gran parte delle aziende italiane sia sottocapitalizzata e banca-dipendente. È un problema strutturale del sistema delle piccole e medie imprese, che si è paurosamente allargato a seguito della crisi economica da Covid – 19, coinvolgendo anche aziende sane e con buone prospettive di mercato» afferma Raffaele Loprete, segretario dell’UNGDEC e coordinatore della Consulta giovani di Confprofessioni.  «L’intervento del Governo per iniettare liquidità nel sistema produttivo tuttavia si scontra con le difficoltà del sistema bancario che rischia, a sua volta, di pagare un contributo altissimo alla pandemia in termini di profitti. Non ci meraviglia più di tanto, dunque, l’atteggiamento delle banche, sempre più restie a concedere finanziamenti alle imprese, anche a fronte di una garanzia dello Stato, ma crediamo si tratti di una strategia miope che rischia di mettere in ginocchio l’intero tessuto economico del nostro Paese» il monito di Matteo De Lise, presidente dell’UNGDCEC.

Confprofessioni, Decreto Rilancio: bene ecobonus e canoni locazione, ma professionisti penalizzati

In audizione alla Commissione Bilancio della Camera, la Confederazione presieduta da Gaetano Stella mette in fila pregi e difetti del provvedimento: dal rimborso dei dpi al contributo a fondo perduto, dagli appalti pubblici all’Ecobonus, dagli ammortizzatori sociali alla patrimonializzazione delle imprese. Il coordinatore Andrea Dili: c’è ancora molta strada da fare per l’equità sociale.

«Perché, a parità di condizioni, un piccolo imprenditore ha diritto al sostegno al reddito e un libero professionista no?». Oggi, durante l’audizione in Commissione Bilancio della Camera, dove si sta discutendo il decreto rilancio, Andrea Dili, coordinatore dell’Assemblea dei presidenti regionali di Confprofessioni, ha evidenziato la diversità di trattamento riservata ai professionisti rispetto agli altri operatori economici illustrando, numeri alla mano, tale discrasia. Ma non solo.

L’intervento di Confprofessioni ha toccato vari temi. A cominciare dagli interventi sull’Irap che «determineranno, per soggetti con la stessa base imponibile per il 2019, una imposta diversa, a seconda dell’ammontare degli acconti. Un effetto “distorsivo” che favorisce i soggetti con una dinamica crescente del valore della produzione netta». Sul fronte degli appalti, viene ribadita l’urgenza di ripensare nel codice dei contratti pubblici le procedure di affidamento, il regime delle responsabilità e la disciplina delle “micro-gare”. Molto bene l’Ecobonus per rilanciare il settore dell’edilizia, ma deve essere assicurata la cessione del credito fiscale da parte delle imprese realizzatrici e allargato l’incentivo agli interventi di efficientamento dei consumi degli edifici energivori, soprattutto quelli più colpiti dalla crisi (alberghi, stabilimenti industriali, cliniche…).

Perplessità sul “tax credit vacanze”, che posticipa l’incasso delle somme per i gestori delle strutture ricettive. Più utile sarebbe, come già proposto da Confprofessioni, «una imposta sostitutiva di Irpef (o Ires), addizionali e Irap al 5%, per 5 anni, a favore di tutti gli operatori del settore». Dubbi anche sul sistema degli ammortizzatori sociali, per effetto dell’intervallo temporale tra le prime 5 settimane e le successive 4 previste dal nuovo decreto. Confprofessioni interviene anche sul rafforzamento patrimoniale delle imprese, sottolineando però che la soglia prevista dal decreto rilancio (5 milioni di euro di ricavi) taglia fuori più del 95% delle imprese del nostro Paese, mentre è necessario che questi incentivi raggiungano la realtà della Pmi.

Inaccettabile infine l’esclusione dei professionisti dal contributo a fondo perduto previsto per gli imprenditori. «Garantire equità e coesione sociale passa anche dall’assicurare a tutti i soggetti economici, indipendentemente dalla forma giuridica, lo stesso trattamento se si trovano nelle medesime condizioni. Per questo ci aspettiamo che il Parlamento ponga rimedio a questa ingiusta sperequazione».

Emergenza Liberi Professionisti: i sindacati dell’area tecnica chiedono provvedimenti adeguati

Le sigle dell’area tecnica Asso Ingegneri e Architetti, Ala Assoarchitetti, Singeop, Fidaf e Antec, pur avendo già espesso singolarmente le proprie posizioni, ora congiuntamente esprimono le valutazioni sul decreto “Cura Italia” riscontrando l’inadeguatezza, per i professionisti dell’area tecnica, dei provvedimenti previsti dal Decreto legge del 17 marzo n.18.

DOCUMENTO UNITARIO AREA AMBIENTE E TERRITORIO DI CONFPROFESSIONI

I liberi professionisti italiani, rappresentati dalle sigle firmatarie del presente documento, nello specifico: architetti, ingegneri, geologi, dottori in agraria e forestali, periti industriali, geometri, periti agrari e agrotecnici, sono certamente tra le categorie professionali che, insieme ad altre, sono investite duramente dall’eccezionalità dei giorni che stiamo vivendo, vista l’impossibilità dello svolgimento del normale lavoro quotidiano.

Milano (città esemplare, ma con essa anche le altre) ne è un esempio: progettazione frenata o bloccata, cantieri chiusi, attività di direzione lavori ferme, sopralluoghi rinviati, collaudi interrotti, consulenze del Tribunale troncate, pratiche edilizie rinviate a data da destinarsi, accessi agli atti sospesi, consulenze rimandate o addirittura annullate.

Tra le tante domande scaturite dall’emergenza, i professionisti dell’area tecnica si chiedono che fine faranno le loro attività, che hanno un’utilità economica e sociale essenziale per l’intero Paese e per la bilancia dei pagamenti, e se avranno lavoro per poter sostenere le loro famiglie, perchè senza un’adeguata ripresa dell’economia e quindi delle attività professionali, non potranno pensare con serenità al futuro e quindi molti studi dovranno chiudere, lasciando in grossa difficoltà vaste aree della nostra società.

Oltre il 70% degli studi professionali …

Oltre il 70% degli studi professionali ha chiuso e solo alcuni sono in grado di praticare il lavoro agile, ma con una forte riduzione dell’attività professionale.

Le recentissime ulteriori misure restrittive poste in essere dal Governo, e quelle che si aggiungeranno a breve, indurranno altre chiusure, poiché il lavoro dei liberi professionisti dipende da incontri, sopralluoghi, attività presso i pubblici uffici, tutte attività che presuppongono un rapporto diretto con le persone, nonché spostamenti per raggiungere cantieri, luoghi da visionare ed uffici da visitare.

È quindi evidente che le attività si fermeranno praticamente del tutto, con gravissime ripercussioni, sui flussi di cassa, sulla liquidità e, di conseguenza, oltre che sulle attività e sugli investimenti programmati per i prossimi mesi, sulla stessa possibilità immediata di corrispondere gli emolumenti ai dipendenti ed aii collaboratori.

Alle nostre attività professionali, evidentemente, non potranno essere compatibili due velocità: quella determinata dal “iorestoacasa” e i molteplici adempimenti a cui i liberi professionisti sono normalmente sottoposti, per un periodo del quale non si conosce ancora la durata.

Risultato: enorme difficoltà e paralisi pressoché totale di quasi tutti gli Studi professionali sul territorio nazionale, specie degli studi più piccoli che in Italia sono la maggioranza; analogamente la clientela, vista la situazione emergenziale e di incertezza, ha sospeso la maggior parte dei contatti con gli studi dei liberi Professionisti, a discapito di lavori/incarichi anche in corso, aggravando una situazione lavorativa già compromessa da anni di crisi economica.

Come noto, tutte le Casse Previdenziali Private si sono attivate con provvedimenti di loro competenza, ad esempio con il rinvio del termine di pagamento dei contributi minimi 2020, sospendendo le azioni di riscossione e di accertamento, ma queste azioni, se non affiancate da altre misure straordinarie e urgenti, non sono sufficienti a contrastare il fermo quasi totale della libera professione ed il conseguente impatto economico sui colleghi.

Sono quindi necessarie misure di sostegno urgenti, ma anche e soprattutto provvedimenti strutturali, per rilanciare il settore trainante delle costruzioni, il sistema produttivo, la tutela e lo sviluppo del territorio e dell’ambiente e con essi l’intera economia del Paese.

Allo scopo di sostenere il reddito dei Liberi Professionisti impossibilitati a svolgere il proprio lavoro ordinario a causa dell’utile e necessario “iorestoacasa” e poter “tenere testa” con decoro a questa indiscutibile crisi col minor danno possibile, in attesa che siano ripristinati i tempi in cui la Professione potrà riprendere, occorre un intervento urgente che alleggerisca i professionisti dai carichi economici e fiscali, insostenibili in questo stato di emergenza senza precedenti, ma occorre soprattutto che siano forniti sostegno al reddito e liquidità, necessari alla sopravvivenza dei professionisti e delle loro famiglie.

Da quanto previsto dal DL 18/2020, riscontriamo che le problematiche dei liberi professionisti, in particolare quelli operanti nell’area tecnica, non sono stati presi in considerazione; auspichiamo che sia stato soltanto perché c’erano settori per i quali era necessario procedere in modo immediato ed urgente, come quello sanitario, e rinnoviamo quindi unitariamente con forza e decisione le nostre richieste al Governo, con l’auspicio che nel prossimo decreto venga finalmente posta la dovuta attenzione ad una comparto professionale di così grande rilevanza sociale, essendoci demandato il rapporto di intermediazione fra società civile ed istituzioni, oltre al ruolo di tutela della sicurezza e del territorio.

Asso Ingegneri e Architetti, Ala Assoarchitetti, Singeop, Fidaf e Antec chiedono nell’immediato:

  1. di estendere i provvedimenti di sostegno al reddito, come il bonus mensile esentasse, a tutti i liberi professionisti iscritti agli Enti Previdenziali Privati degli Ordini di appartenenza, che devono essere autorizzati ad erogare contributi per il sostegno al reddito dei professionisti, oggi impossibilitati a svolgere pienamente la ordinaria professione;
  2. di varare misure finanziarie concrete atte ad agevolare i liberi professionisti con figli, per la prolungata chiusura delle scuole, anche coinvolgendo direttamente le casse di previdenza private;
  3. la sospensione dei versamenti per le attività professionali e del pagamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti di qualsiasi genere, erogati da banche e da intermediari finanziari, il pagamento dei premi derivanti da polizze assicurative, nonché la moratoria di tasse, adempimenti tributari, contributivi e assistenziali;
  4. le sospensioni procedimentali e processuali, ivi comprese procedure esecutive, di riscossioni ordinarie e straordinarie o coattive, con temporanea sospensione delle attività di verifica e controllo fiscale presso gli studi professionali, in capo all’attività ordinaria della Guardia di Finanza;
  5. di adottare straordinarie e idonee agevolazioni delle misure fiscali atte a compensare il calo di fatturato, che interessano e interesseranno tutti i professionisti per molto tempo secondo la logica del contribuire tutti, ma in misura ridotta;
  6. l’accesso al credito senza garanzie, commisurato alle necessità, sia pur limitato nel tempo;
  7. l’attivazione di tutte le possibili forme di ammortizzatori sociali (cassa integrazione, fondo integrazione salariale, ecc.) con estensione in deroga anche a favore degli studi professionali, alla pari delle PMI, anche se costituiti da un solo dipendente, analogamente identificando altresì provvedimenti a supporto dei singoli liberi professionisti.
  8. specifiche agevolazioni per promuovere lo smart working, per dotazioni e logistica, con relativi finanziamenti per investimenti e provvista della liquidità connessa.

Siamo inoltre purtroppo consapevoli del fatto che questa situazione emergenziale metterà a dura prova i bilanci di esercizio delle imprese e delle aziende clienti, (siano esse grandi, medie, piccole o microimprese), che pertanto non potranno registrare equilibrio di bilancio e assai probabilmente subiranno perdite, anziché guadagni, e quindi non procederanno ad alcun reinvestimento.

Questo si ripercuoterà inesorabilmente sulle nostre aree professionali, con la mancanza di ogni tipo di commesse progettuali.

Al fine di rilanciare l’economia che sta collassando, le nostre Associazioni chiedono quindi al Governo immediate misure straordinarie d’incentivazione alle attività produttive, all’innovazione, all’edilizia, alla tutela e allo sviluppo dell’ambiente e del territorio e di operare con urgenza per far ripartire i lavori pubblici, che con la profonda crisi del sistema privato, saranno il motore fondamentale per nuovo lavoro professionale.

Di conseguenza le nostre Associazioni, che congiuntamente rappresentano tutte le professioni e gli interessi diffusi dei liberi professionisti dell’Area Territorio e Ambiente aderenti alla Confederazione, invitano la Giunta e il Presidente di Confprofessioni, ad inserire le richieste sopra esposte, nel documento confederale, che riguarderà gli interessi della totalità delle professioni aderenti.

Ringraziando per l’attenzione e certi della piena condivisione e riscontro, porgiamo i più cordiali saluti.


Firmato dai presidenti nazionali:

Asso Ingegneri ed Architetti, Ing. Maria Pungetti; Ala Assoarchitetti, Arch. Bruno Gabbiani; Singeop, Dott. Guglielmo Emanuele; Fidaf, Dott. Andrea Sonnino; Antec, Per. Ind. Amos Giardino