Superbonus e facciate: i benefici raddoppiano se le spese restano distinte

Il Sole 24 Ore Economia e Fisco venerdì 18 febbraio 2022

Per le spese sostenute che «eccedono il costo massimo unitario e la spesa massima ammissibile» al superbonus non è possibile fruire di altra agevolazione (circolare 22 dicembre 2020, n. 30/E, risposta 4.4.7 e Faq A06.7 del Governo).

Capita spesso che in una villetta con il super ecobonus dell’isolamento termico si superino i limiti di 50mila euro. Ci si chiede, quindi, se sia possibile beneficiare del super ecobonus per isolamento termico di due lati della villetta, sfruttando tutti i 50mila euro, e contemporaneamente beneficiare del bonus facciate per gli altri due lati, prestando attenzione, in quest’ ultimo
caso, solo ai limiti di congruità dei «costi massimi specifici». La limitazione relativa a questi «costi massimi specifici» è chiara, in quanto si tratta di limiti di spesa per singolo metro quadro e ciò vale sia per il super ecobonus sull’ isolamento termico che per il bonus facciate.

Ecobonus e bonus casa

In relazione alla possibilità di cumulare il superbonus con altre agevolazioni fiscali, l’ Agenzia ha chiarito che: gli interventi ammessi al super bonus possono astrattamente rientrare anche tra quelli agevolati con l’ecobonus o il bonus casa, ma il contribuente può avvalersi, «per le medesime spese, di una sola di tali agevolazioni», rispettando i relativi adempimenti; se nello stesso immobile vengono effettuati più interventi riconducibili a diverse fattispecie agevolabili, il limite massimo di spesa ammesso alle corrispondenti detrazioni è costituito alla somma degli importi previsti per ciascuno degli interventi realizzati, ma per evitare di fruire di più detrazioni a fronte delle medesime spese, è necessario contabilizzare «distintamente» le spese riferite ai diversi interventi (circolare dell’ 8 agosto 2020, n. 24/E, paragrafo 6).

Sisma bonus e bonus facciate

Questo principio è stato confermato anche nella risposta 9 novembre 2020, n. 538, con riferimento al super sisma bonus e al bonus facciate, dove, oltre a confermare l’ importante principio di
attrazione del bonus facciate al super sisma bonus del 110% (in caso di «completamento dell’ intervento di riduzione del rischio sismico nel suo complesso») con aumento dal 60-90% al 110% del bonus, è stato detto che, nella «diversa ipotesi in cui gli interventi sulla facciata siano autonomi e non di completamento» dell’ intervento antisismico, è possibile fruire, per le relative spese, del bonus facciate. L’ agenzia ha anche detto che «l’ adeguata dimostrazione dell’ autonomia degli interventi» (sisma e facciate) è onere del contribuente. L’ aver ricordato, poi, anche in questo caso, della contabilizzazione distinta tra i due interventi, sembra confermare la non necessità di due distinte Scia o Cilas, consentendo quindi che i lavori dei due interventi vengano effettuati anche contemporaneamente.

Ecobonus e bonus facciate

Anche relativamente al bonus facciate e al super ecobonus, l’ agenzia delle Entrate ha chiarito, informalmente, che, «fatta salva l’ impossibilità di fruire di più agevolazioni sulle medesime
spese, se sono realizzati interventi sulle facciate dell’ edificio, è possibile, in linea di principio, fruire sia del Superbonus che del bonus facciate, a condizione che siano distintamente contabilizzate le spese riferite ai diversi interventi e siano rispettati gli adempimenti specificamente previsti in relazione a ciascuna detrazione».

Superbonus, arrivano le sanzioni penali

Un decreto ad hoc per correggere le norme sul Superbonus e alleggerire la stretta che oggi consente un solo passaggio per i crediti d’ imposta.

Il provvedimento conterrà anche una nuova stretta penale, prevedendo una nuova fattispecie che colpirà i professionisti che firmano asseverazioni false dei lavori, oltre a un inasprimento delle pene per chiunque frodi il fisco, o tenti di frodarlo, nella cessione dei bonus. Non sarà però, questa l’ unica novità.
I passaggi di mano dei crediti potranno essere in tutto tre.
Uno verso le imprese e due verso gli istituti vigilati dalla Banca d’ Italia, anche all’ interno dello stesso gruppo. Ci sarà anche un bollino che dovrà certificare la bontà del credito. Si tratta di un codice numerico che sarà attribuito dall’Agenzia delle Entrate e seguirà il credito (che dunque non potrà più essere frazionato) per sempre. Inoltre, una norma per sospendere il rimborso dei crediti sequestrati che così potranno essere ripresentati all’ incasso una volta liberati dai magistrati.

RIPARTONO POSTE E CDP

Ieri, come ha spiegato il sottosegretario all’ Economia, Maria Cecilia Guerra, rispondendo a un’ interrogazione presentata dal Movimento 5Stelle a prima firma Fenu, le misure dovrebbero consentire a Poste e Cdp di riattivare le loro piattaforme di cessione dei crediti. Ieri Poste ha depositato in Commissione bilancio del Senato una sua memoria, nella quale sottolinea la correttezza del proprio comportamento, dimostrato dalle oltre 1.000 segnalazioni all’ antiriciclaggio e delle 77mila domande rifiutate su 289mila.
Poste ha anche rivelato di essere destinataria di circa il 10% dei 2,3 miliardi sequestri resi noti dalla Guardia di finanza (dunque circa 230 milioni), che si traduce in una percentuale di sequestrato del 3% di quanto acquistato (che dunque sfiorerebbe gli 8 miliardi rispetto ai 4 miliardi comunicati fino a oggi). La società, nel suo documento, ha anche ricordato come in tutte le inchieste delle procure Poste Italiane non sia mai accusata di alcuna condotta scorretta o negligente.

Superbonus 110% nel decreto bollette

ANSA: Scatteranno velocemente le novità che il governo introdurrà per far ripartire, in sicurezza, i lavori collegati al Superbonus.

Le norme, secondo quanto si apprende saranno inserite nel prossimo decreto sulle Bollette che il governo porterà nel Consiglio dei Ministri che potrebbe tenersi o giovedì o venerdì prossimo.

Nelle norme, oltre al codice identificativo, una sorta di bollino, che accompagnerà le operazioni di cessioni del credito, è anche previsto un limite massimo di tre cessioni del credito se queste operazioni avvengono all’interno del sistema bancario. 

Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha intanto firmato il decreto che fissa i tetti massimi per gli interventi del Superbonus 110%. I massimali aggiornano quelli già vigenti per l’Ecobonus, aumentandoli almeno del 20% in considerazione del maggior costo delle materie prime e dell’inflazione. “Con questo decreto – commenta il ministro – si completa l’operazione che sta portando avanti il Governo ponendo un freno all’eccessiva lievitazione dei costi e riportando il Superbonus a un esercizio ragionevole che tuteli lo Stato e i cittadini venendo incontro alle esigenze del settore e dell’efficientamento energetico”.

SUPERBONUS, CONFPROFESSIONI: RISCHIO LOCKDOWN PER L’EDILIZIA.

Le proposte del tavolo tecnico della Confederazione sul decreto Sostegni ter arrivano in Commissione Bilancio del Senato: operatori qualificati, cessione del credito illimitata solo per banche ed intermediari finanziari, rigidi controlli dell’Amministrazione finanziaria e sanzioni a tutta la filiera per evitare il blocco dei cantieri. Potenziare l’attività di controllo dell’Agenzia delle Entrate con l’introduzione di un codice identificativo di ogni operazione di cessione  

Milano, 14 febbraio 2022. Lo stop alle cessioni multiple del Superbonus anche nei confronti di banche e intermediari finanziari rischia di causare un «lockdown del settore edile» e di stroncare sul nascere una fase di ripresa economica appena iniziata. Per contrastare le frodi, che finora hanno occultato al Fisco 4,4 miliardi di euro, servono operatori cessionari qualificati; un rigido controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate; opportune sanzioni non solo in capo al cittadino ma a tutta la filiera coinvolta e l’estensione del visto di conformità e dell’asseverazione di congruità delle spese effettuata dai professionisti a tutte le tipologie di bonus edilizio, introdotta dal decreto Antifrodi. 

Sono queste alcune delle indicazioni prospettate da Confprofessioni oggi in Commissione Bilancio del Senato, dove sono in corso le audizioni sul decreto Sostegni-Ter, che sottolineano la “schizofrenia” che accompagna il Superbonus 110% e gli altri bonus edilizi modificati in corsa per l’undicesima volta nell’arco di 20 mesi, da quando è entrato in vigore il decreto Rilancio, ritoccato con la legge di Bilancio che ha recepito il decreto Antifrodi.

Pur condividendo l’obiettivo del legislatore di porre un freno alle frodi sui crediti d’imposta fittizi, Confprofessioni solleva forti perplessità sul divieto di cessione multipla dei crediti d’imposta derivati da lavori di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza degli edifici. Un intervento che avrebbe pesanti ripercussioni sull’intero sistema economico italiano, senza peraltro incidere efficacemente su possibili fenomeni di riciclaggio. «Il vero rimedio al contrasto alle frodi non risiede nella limitazione delle cessioni ma nella individuazione della qualità degli operatori cessionari, fin dalla prima cessione», ha affermato il notaio Claudia Alessandrelli, vicepresidente di Confprofessioni, davanti alla Commissione Bilancio del Senato.

Inoltre, a parere del tavolo tecnico di Confprofessioni, coordinato dal notaio Claudia Alessandrelli  e costituito da ingegneri, architetti, commercialisti, consulenti del lavoro, istituito allo scopo di monitorare il Superbonus 110% e tutti i bonus edilizi, «lo strumento più importante e imprescindibile per contrastare le frodi coinvolge l’attività di controllo dell’Agenzia delle Entrate e a tale proposito – sottolinea Confprofessioni –  potrebbe essere utile l’introduzione di un codice identificativo di ogni operazione di cessione, in modo da risalire al primo titolare del credito ed alla documentazione comprovante i lavori».

Dal tavolo tecnico di Confprofessioni emerge anche la proposta di consentire la cessione plurima dei crediti esclusivamente tra soggetti qualificati come banche, intermediari finanziari, società di cartolarizzazione o imprese di assicurazione, che sono sottoposti a vigilanza e agli obblighi della normativa antiriciclaggio, eliminando tutti quei soggetti “non puntualmente identificati”, per lo più nullatenenti o imprese neo costituite, che sino a questo momento, attraverso la catena infinita di cessioni di crediti, ha consentito la schermatura delle operazioni fraudolente. 

Comunicato stampa: ANTEC si oppone all’abolizione della pensione di anzianitá per i Geometri e chiede audizione ai Ministeri vigilanti

ANTEC, Associazione Nazionale Tecnici Liberi Professionisti, Associazione di Categoria Datoriale, Rappresentante degli interessi dei Liberi Professionisti: Geometri, Periti Industriali, Periti Agrari ed Agrotecnici attraverso i propri legali chiede, nell’ambito delle rispettive competenze, che la Cassa Italiana di Previdenza e Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti voglia annullare, revocare in autotutela e/o comunque interrompere l’iter procedimentale di abrogazione della pensione di anzianità, di cui all’art. 3 dell’attuale regolamento di previdenza e assistenza; che gli intestati Ministeri, nell’esercizio delle loro prerogative di vigilanza e controllo, vogliano respingere la delibera del 24/11/2021 del Comitato dei Delegati della Cassa Geometri negandone l’approvazione e, per l’effetto, lasciare in vigore il regolamento di previdenza e assistenza attualmente vigente, ratione temporis, che include, all’art. 3, la pensione di anzianità tra le prestazioni previdenziali erogabili dalla Cassa Geometri.

ANTEC inoltre formula espressa richiesta di audizione presso i Ministeri competenti.

ANTEC ritiene illegittimo ed inammissibile il provvedimento di modifica regolamentare attuato dalla Cassa Geometri sulla scorta dei principi previdenziali vigenti nel nostro ordinamento, che il Comitato dei Delegati della Cassa Geometri possa deliberare l’eliminazione tout court, letteralmente da un giorno all’altro, della pensione di anzianità, che costituisce uno dei pilastri del sistema previdenziale sulla quale hanno fatto affidamento, per decenni, tutti i Geometri e ciò, per di più, in assenza di valide motivazioni giuridico-contabili.

La delibera votata il 24 novembre 2021, come ampiamente dimostrato, non risulta sorretta da alcuno dei requisiti e presupposti che legittimano l’autonomia regolamentare delle casse professionali private, in quanto non rispetta né il principio di gradualità né quello di equità generazionale e lede gravemente il principio inderogabile del pro rata.

Roma,11 febbraio 2022

Il Presidente Nazionale

A mos Giardino

CCNL STUDI PROFESSIONALI, RIPARTE LA TRATTATIVA

Le parti sociali si sono riunite oggi a Roma per riprendere il confronto interrotto dalla pandemia. Stella (Confprofessioni): «Nuovo impulso a un settore economico in difficoltà che conta oltre 1 milione di lavoratori». Rafforzare le tutele di welfare e aggiornare la normativa contrattuale i primi obiettivi

Roma, 9 febbraio 2022. Dopo due anni di pandemia, riparte la trattativa per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale degli studi professionali, scaduto nel 2018, che coinvolge oltre 1 milione di lavoratori. Le parti sociali si sono infatti riunite il 9 febbraio a Roma presso la sede di Confprofessioni per riprendere il confronto interrotto a causa dell’emergenza Covid-19. Intorno al tavolo, per Confprofessioni, parte datoriale, sono presenti il presidente confederale, Gaetano Stella, Marco Natali e Andrea Parlagreco; mentre le controparti sindacali sono rappresentate da Danilo Lelli e Michele Carpinetti della Filcams-Cgil; Dario Campeotto e Aurora Blanca per la Fisascat Cisl e Gabriele Fiorino della Uiltucs.
 
«Dobbiamo dare nuovo impulso a un settore economico che sta lentamente riemergendo dopo lo choc pandemico. La trattativa per il rinnovo del Ccnl degli studi professionali deve necessariamente tener conto delle evidenti difficoltà degli studi professionali durante la pandemia e di una ripresa economica ancora incerta», commenta il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. «L’obiettivo delle parti sociali è quello di rafforzare le tutele di welfare e aggiornare la normativa contrattuale anche alla luce delle recenti novità in materia di lavoro e, in particolare, della disciplina sullo smart working partendo dal Protocollo nazionale sul lavoro agile, sottoscritto lo scorso dicembre dalle parti sociali con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando».

Superbonus 110: il governo fa marcia indietro dopo le proteste.

Superbonus 110% e altri bonus edilizi: si va verso un nuovo aggiornamento delle regole.

Anche in seguito alle polemiche sollevate dalle associazioni di categoria dopo la stretta riguardante le cosiddette cessioni di credito elaborata dal governo per porre un freno al rischio di truffe nelle richieste di agevolazioni fiscali nel settore, il governo ha deciso di innestare una parziale marcia indietro.

Cosa cambia

L’intenzione è modificare il decreto legge Sostegni ter, nella parte riguardante l’edilizia, togliendo limiti alle cessioni di crediti maturati dalle aziende costruttrici con i bonus, oggi ridotte a un unico “passaggio di mano” .

Le cessioni, però, dovranno avvenire tra istituti vigilati dalla Banca d’Italia, e all’interno di entità – banche e intermiediari – appartenenti ad uno stesso gruppo.

Sul fronte delle cifre già sequestrate dalle diverse procure italiane in seguito a verifiche su cessioni di credito “sospette” – una somma che si aggira, per ora, sui due miliardi di euro, ai quali se ne potrrebbero aggiungere presto altri due – l’esecutivo starebbe pensando di allungare i tempi di utilizzo dei crediti dissequestrati.

Quando cambierà

Il governo ha fatto sapere di essere al lavoro per “correzioni mirate”, anche dopo che le imprese sono scese in piazza a Roma per protestare contro un giro di vite che, a detta dei costruttori, rischia di paralizzare il settore dell’edilizia, con conseguenti perdite di posti di lavoro e fermo dei cantieri. 

Le modifiche dovrebbero essere varate dal consiglio dei ministri già la prossima settimana ed essere inserite nel decreto Energia o nel Milleproroghe. 

Gli allarmi di politica e aziende

Fra le voci che si erano levate per chiedere i cambiamenti al comparto bonus edilizi c’era stata quella del ministro Stefano Patuanelli (Movimento 5 Stelle). “Le modifiche degli ultimi due decreti al meccanismo della cessione dei crediti che maturano a seguito degli interventi edilizi, predisposte con il nobile obiettivo di evitare le truffe – aveva detto il titolare della delega all’Agricoltura – di fatto hanno bloccato completamente migliaia di interventi, rischiando di far fallire le imprese oneste e di danneggiare migliaia di famiglie”, spiega Patuanelli. «Come Governo dobbiamo prenderne atto e intervenire immediatamente con un decreto correttivo”.

La limitazione della cessione del credito introdotta dal dl Sostegni ter, ha già avuto degli effetti. Le imprese sono in allarme perché i cantieri avviati per il Superbonus, avvertono tecnici, fornitori e imprese coordinati da Class Action Nazionale dell’Edilizia, si stanno già bloccando, le banche non stanno accettando i crediti e le aziende non hanno più liquidità. 

L’appello a cambiare la norma è arrivato anche dall’Ance, l’associazione dei costruttori. “Il governo dovrebbe ripensare rapidamente a questa situazione, perché la situazione che si è creata è insostenibile – ha affermato Gabriele Buia, presidente di Ance – Si sta già verificando uno stop degli interventi e una mancata crescita”. La proposta di impiegare la Banca d’Italia come garante sulle cessioni dei crediti è arrivata proprio da Ance.

I dati sui sequestri

Di certo l’allarme truffe, a fronte del quale il governo aveva motivato la sua stretta, resta sul piatto. La possibilità di cessioni multiple di crediti avrebbe portato a una serie di indagini per ipotetici raggiri ai danni dell’erario.

Negli ultimi mesi sono stati effettuati sequestri in tutta Italia per una cifra pari a due miliardi di euro. A cui potrebbero aggiungersi presto, una volta terminati accertamenti e conteggi, altri due miliardi. E’, questa, l’altra faccia di una medaglia che racconta del rafforzamento del settore edilizio, seguita ai provvedimenti promossi per combattere la “crisi da pandemia”. Dall’avvio del superbonus e delle altre misure, infatti, sono stati realizzati lavori per 35 miliardi di euro. Sono state avviate un totale di 5 milioni di interventi e relative pratiche.

Cessione del credito Superbonus 110%

Le modifiche apportate dall’art. 28 del Decreto Sostegni-ter rischiano di far saltare un milione di posti di lavoro creati grazie al superbonus 110%

Superbonus 110% e cessione del credito: a rischio 1 milione di posti di lavoro

Superbonus 110%, una misura fiscale nata allo scopo di creare posti di lavoro in un momento di difficoltà per il Paese che rischia di mettere in crisi tutto il comporto dell’edilizia.

Superbonus 110%: le misure per il rilancio dell’edilizia

Una misura nata con un provvedimento normativo completamente sbagliato che ha generato un blocco dei cantieri di oltre 4 mesi nell’attesa del completamento del quadro normativo. Poi sono arrivati correttivi su correttivi necessari per migliorare lo strumento fiscale e renderlo applicabile ad una realtà complessa come quella del comporto immobiliare italiano. Nel frattempo migliaia di chiarimenti da parte degli Enti di controllo (Agenzia delle Entrate ed Enea).

Ci sono voluti ben 14 mesi per arrivare al Decreto Semplificazioni-bis che di fatto ha sbloccato il sistema superbonus 110% rendendolo più semplice da applicare. Poi è successo quello che in realtà era prevedibile: la criminalità organizzata ha trovato il sistema per frodare lo Stato mettendo a punto vere e proprie truffe che hanno generato, secondo le stime, 4 miliardi di crediti fittizi individuati e bloccati.

Ma, come detto, era tutto prevedibile e sembra curioso che tutti i sistemi di controllo previsti non siano riusciti a bloccare queste frodi. O meglio, se queste frodi sono state individuate, vuol dire che il sistema messo a punto funziona e non ci dovrebbero essere particolari problematiche per portare avanti una misura fiscale che fino ad ora ha generato 20 miliardi di euro di investimenti, considerando solo gli interventi di riqualificazione energetica.

La cessione del credito

Tutto merito del Superbonus 110%? Niente affatto! Perché il vero motore che ha fatto muovere tutto il sistema è rappresentato dalle opzioni alternative alla detrazione diretta. Aver previsto un sistema di cessione del credito infinito ha generato un mercato pronto ad acquistare e rivendere detrazioni. Il credito fiscale si è trasformato in una criptovaluta che ha spinto ulteriormente il sistema edilizia.

Ma, come detto, le frodi individuate hanno portato il Governo verso due scelte:

  • prevedere nuovi sistemi di controllo tramite le misure antifrode inserite prima nel D.L. n. 157/2021 e poi nella Legge n. 234/2021;
  • Incomprensibile, limitare il sistema di cessione del credito ad una.

E proprio quest’ultima ha avuto le ricadute peggiori per il sistema. Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane hanno chiuso i rubinetti non acquistando più crediti fiscali e altre Banche sono indirizzate verso la stessa scelta.

La conseguenza è chiara: molti lavori già avviati con l’idea di cessione del credito dovranno essere finanziati dal contribuente o dall’impresa con il serio rischio che le 4 quote annuali previste per la ripartizione del credito superino la capienza fiscale disponibile.

Class Action Nazionale dell’Edilizia – Tutti in piazza contro il Governo!

Proprio per questo è stata organizzata dal deputato Alessio Villarosa una Class Action Nazionale dell’Edilizia che si terrà domani a Roma a Piazza della Repubblica.

L’art. 28 del ridicolo Decreto Sostegni-ter farà fallire migliaia di imprese e renderà felici tantissime banche – afferma l’ideatore della Class action Villarosa – Questo perché di fatto bloccherà tutte le cessioni di crediti edilizi creando un monopolio tutto in mano alle banche che potranno decidere se comprare i crediti, quali e quanti comprare e soprattutto a che cifre“.

Nel frattempo – conclude Villarosa – migliaia di imprese dovranno rinunciare a lavori, migliaia di lavoratori verranno licenziati e migliaia di cittadini non potranno usufruire di una misura fondamentale per il paese che ne ha permesso la ripartenza tanto decantata dai giornali che allo stesso tempo criticano il Superbonus 110%. L’8 febbraio ci faremo sentire per salvare il settore e centinaia di migliaia di lavoratori. Anche io sarò in Piazza della Repubblica per la Class Action Nazionale dell’Edilizia e vi invito a partecipare a questo evento contro le assurde misure intraprese dal governo per penalizzare questo settore”.

ANCORA UNA VOLTA LA CASSA PREVIDENZIALE AGROTECNICI ARRIVA PRIMA, ED ARRIVA BENE

Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati

La Cassa previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati è stata la prima (in assoluto) in Italia a contestare il sistema generale di calcolo delle pensioni dei professionisti (ma in realtà di tutti i lavoratori, compresi i dipendenti) perché troppo “avaro” nella determinazione delle pensioni future.

Infatti, in sintesi, oggi il meccanismo è il seguente: i contributi versati ogni anno da ciascun lavoratore vengono moltiplicati per un “indice” di rivalutazione, determinato dall’ISTAT sulla base di un complesso conteggio basato sul “PIL medio quinquennale”. Il problema è che l’Italia è un Paese a bassissima crescita e la media quinquennale del PIL (per quanto la media ne attutisca il risultato) è bassa, molto bassa od addirittura negativa (è successo due volte, nel 2014 e nel 2021) e questo ha effetti deprimenti sulle pensioni finali il cui importo viene definito dagli esperti ai lavori come “tasso di sostituzione”. Ebbene, nel 2010, il Ministero del Lavoro stimò che per i professionisti, in base al descritto calcolo (che è quello per tutti vigente dell’attuale “sistema contributivo”) il “tasso di sostituzione” finale sarebbe oscillato fra il 26% ed il 32%: troppo poco per pensare di condurre una vita dignitosa.

La Cassa Agrotecnici decise di occuparsi del problema sin dal 2010, ma dovette farlo da sola non trovando conforto nelle altre Gestioni previdenziali similari, che parevano disinteressarsi di un così grave situazione, seppure futura. Forti del buon andamento dei loro conti ed avendo i bilanci in utile, fecero la cosa più semplice: chiesero al Governo di poter restituire ai propri previdenti gli utili annuali della Gestione, sotto forma di un extrarendimento delle future pensioni, che così sarebbero cresciute di importo, migliorando il “tasso di sostituzione”.

Il Governo dell’epoca però rigettò la richiesta affermando che il sistema previdenziale era quello, e quello doveva restare uguale per tutti. Una risposta davvero poco ragionevole, visto che gli Agrotecnici non chiedevano soldi a nessuno, né pesavano sulla fiscalità generale, utilizzando invece solo gli utili della propria buona gestione. Così la Cassa Agrotecnici decise di non arrendersi, e fece ricorso al TAR. Perdendo, perché il Tribunale amministrativo diede ragione al Governo. Ma gli Agrotecnici, testardamente, andarono ancora avanti proponendo appello al Consiglio di Stato, che infine gli riconobbe ragione.

Parliamo della sentenza 18 luglio 2014, n. 3859, che rappresenta una pietra miliare nella storia della previdenza italiana, perché i principi di diritto ivi contenuti valgono per tutte le Casse di previdenza, non solo per quella degli Agrotecnici, che pure ha il merito di essere stata la prima a trovare la migliore soluzione.

In base alla sentenza n. 3859/2014 gli Agrotecnici poterono rivalutare di più i contributi previdenziali senza far spendere ai professionisti previdenti un solo euro in più (e va detto che anche altre Casse, molto più grandi, ne hanno seguito l’esempio), e furono rivalutazioni davvero rilevanti; il primo anno (il 2011) del 50% più alte, come si può vedere nel grafico allegato.

Ogni anno però la rivalutazione è soggetta ad una complessa richiesta da fare ai Ministeri vigilanti, che devono approvarla, sicché si è sempre in ritardo di alcuni anni.
Ecco perché oggi la Cassa degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati festeggia il raggiungimento di un ulteriore, importante risultato: quello di avere ottenuto, in colpo solo, la rivalutazione di ben tre anni (il 2017, il 2018 ed il 2019. Approvazione Ministero del Lavoro n. 1016, in data 1 febbraio 2022) così garantendo i seguenti extrarendimenti:

ANNO INCREMENTO ISTAT

INCREMENTO AGROTECNICI EXTRAREND.

2017 +0,5205% +3,000% +2,4795%
2018 +1,6522% +3,000% +1,3478%
2019 +1,1746% +3,000% +1,8254%

Particolare soddisfazione è stata espressa dal Coordinatore del Comitato Amministratore della Cassa Agrotecnici (che, lo ricordiamo, è inclusa nella Fondazione ENPAIA, insieme all’analoga, ma separata Gestione previdenziale dei Periti agrari), Agr. Dott. Alessandro Maraschi “E’ la prima volta che, in un sol colpo, riusciamo a rivalutare i fondi previdenziali dei nostri iscritti, peraltro con extrarendimenti rilevanti nonostante il
momento di crisi per i professionisti, garantendo così a tutti loro più alte pensioni future. Desidero sottolineare che tutto questo avviene senza che i nostri iscritti debbano pagare un solo euro in più del dovuto.”

Il messaggio è chiaro: chi si iscrive all’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, ed esercita la professione, può godere non solo di tutta l’assistenza offerta dal Collegio Nazionale, ma anche di più alte pensioni al termine della vita lavorativa, pur pagando la più bassa contribuzione in assoluto (solo il10% del proprio reddito professionale netto).

Questa è una sola delle ragioni che hanno fatto diventare l’Albo degli Agrotecnici, da dieci anni ininterrottamente, il primo nel settore agrario come numero di candidati agli esami abilitanti (+ 46% nel solo 2021).